video suggerito
video suggerito

“Non mi fissano l’intervento prima di 2 anni, ma non so se ho tutto questo tempo”: la denuncia di una pensionata

Domenica Rizzo deve operarsi di colecistectomia d’urgenza, ma all’ospedale di Garbagnate milanese le hanno detto che dovrà aspettare almeno 2 anni. A Fanpage.it ha raccontato che con la pensione da operatrice sanitaria non può permettersi un ospedale privato e che sta andando avanti solo grazie alla sua precedente esperienza lavorativa.
A cura di Enrico Spaccini
2.134 CONDIVISIONI
Foto di repertorio
Foto di repertorio

"Sono stata malissimo per più di dieci giorni, un chirurgo mi ha visitata con urgenza lo scorso 21 febbraio dicendo che entro due mesi mi avrebbero telefonato dall'ospedale per l'operazione. Poco dopo li ho chiamati io e mi hanno detto che devo aspettare almeno due anni". Domenica Rizzo è un'ex operatrice sanitaria ormai in pensione da circa dieci mesi. Intervistata da Fanpage.it, ha raccontato come, nonostante i dolori e l'urgenza d'intervento certificata da un'ecografia e il parere di due medici, non riesce a essere operata per una colecistectomia prima di due anni.

L'ecografia e la visita con il chirurgo

I primi dolori Rizzo li accusa a gennaio. Decide, quindi, di rivolgersi alla sua dottoressa che le ha consigliato di fare con urgenza un'ecografia. "Da questa si è visto che devo essere operata abbastanza in fretta, perché sono piena di calcoli e dolori", ha commentato l'ex operatrice sanitaria 66enne, "non riuscivo a muovermi, non ce l'ho fatta nemmeno ad andare al pronto soccorso".

Dopodiché, la dottoressa riesce a fissarle una visita con un chirurgo per il 21 febbraio. Anche in questo caso, il dottore è d'accordo con un intervento urgente e inserisce Rizzo in una lista d'attesa, assicurando la paziente che entro due mesi l'avrebbero contattata per fissare l'operazione. Qualche giorno più tardi, però, è lei stessa a chiamare la segreteria dell'ospedale di Garbagnate milanese, al confine tra la provincia di Varese e la Città Metropolitana di Milano: "Dato che sono sola a casa, volevo capire come organizzarmi".

"Ci vogliono almeno due anni, stiamo chiamando le persone in attesa dal 2020"

"Senza neanche controllare in che classe di priorità mi avevano messa, la segretaria mi ha detto: ‘No signora ci vogliono almeno due anni‘. Allora le ho spiegato che il chirurgo mi aveva assicurato che entro due mesi mi avrebbero chiamata", spiega Rizzo. A quel punto, dopo averle chiesto i dati, la segretaria le risponde che era stata messa nella lista d'attesa con classe di priorità B (che prevede un tempo massimo per l'erogazione della prenotazione di 10 giorni), ma nonostante questo ha ripetuto: "Deve aspettare all'incirca altri due anni, perché ora stiamo chiamando le persone in lista dal 2020".

"Mi ha detto di andare in un altro ospedale, come se avesse posto", ha commentato Rizzo ricordando il caso della signora Aurelia che si è rivolta per lo stesso identico problema al San Raffaele di Milano dove le hanno riferito che dovrà attendere circa 1.300 giorni prima di essere operata. "Per fortuna ho chiamato abbastanza in fretta, altrimenti avrei aspettato mesi prima di scoprirlo", ha commentato, "adesso sto cercando il chirurgo per parlarne, sto andando quasi tutti i giorni all'ospedale".

Rizzo è in pensione, ma ha lavorato fino a dieci mesi fa come operatrice sanitaria all'ospedale Sacco oltre che al Pio Albergo Trivulzio. Con l'esperienza che ha maturato negli anni riesce ad andare avanti curandosi a casa, anche se "ogni giorno è sempre peggio, non so se riesco ad aspettare tutto questo tempo". Tuttavia, "con 1.200 euro al mese devo pagare l'affitto, le spese, devo mangiare", fa notare Rizzo, "le persone che vanni avanti anche con l'età hanno bisogno anche di quei pochi controlli che sono comunque necessari, e non sempre chi non sta bene può spendere centinaia di euro per le visite".

2.134 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views