“Non la lascio da sola, la porto con me”: così Francesco Iantorno ha ucciso la figlia disabile
"Io Rossana non la lascio da sola, la porto con me". Nessuno poteva immaginare che la frase pronunciata continuamente da Francesco Iantorno fosse solo l'avvertimento con cui l'uomo aveva preannunciato l'intenzione di uccidere la figlia.
Ha ucciso la figlia e poi si è tolto la vita
La disperazione per non poter garantire un futuro alla figlia di 47 anni, che soffriva di disturbi psichici e fisici, ha portato al tragico gesto l'80enne di Osnago, comune in provincia di Lecco. Nella mattina di martedì 25 ottobre padre e figlia sono stati ritrovati ricoperti di sangue all'interno della loro abitazione.
Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, l'uomo avrebbe prima sedato la figlia somministrandole dei farmaci e poi l'avrebbe colpita più volte con un coltello. Solo dopo essersi accertato della morte della donna si sarebbe tolto la vita tagliandosi le vene.
Aveva paura per il futuro della figlia
Iantorno, conosciuto da tutti come Franco, ribadiva quella frase a chiunque incontrasse: quando andava a trovare la moglie al cimitero, morta da alcuni anni, oppure quando qualcuno lo invitava a tornare ad uscire di casa come faceva prima, quando si vedeva spesso in giro o al bar per giocare a carte con gli amici.
Il fatto che ultimamente uscisse di casa di rado era considerato dai compaesani come la volontà di non lasciare sola la figlia. I due infatti erano sempre insieme quando lei non si recava al centro diurno per disabili della zona. Come raccontato dai vicini, avevano un legame molto stretto, tanto che l'uomo la portava spesso con sé in giro per il paese.
Disposta l'autopsia su entrambi i corpi
"La situazione sembra abbastanza chiara – ha confermato il procuratore capo della Procura della Repubblica di Lecco, Ezio Domenico Basso, nelle dichiarazioni riportate da Il Giorno -. Dobbiamo solo ricostruire alcuni passaggi. Entrambi i corpi presentano evidenti ferite da arma da taglio sul petto".
La Procura ha disposto l'autopsia su entrambi i cadaveri che, dopo la ricomposizione, sono stati trasferiti nella camera mortuaria di Lecco e messi a disposizione del medico legale.