“Non ho più messo la gonna”. “Ho cambiato lavoro”. Il dramma delle donne molestate sui treni
Il 70 per cento delle donne in Italia, secondo una ricerca Ipsos del 2000, non si sente sicura nei luoghi pubblici e ha paura di essere aggredita o molestata proprio perché “donna”. Di recente il caso delle ragazze molestate sul treno di ritorno da Peschiera a Milano ha riportato l’attenzione sul problema della sicurezza sui mezzi pubblici e non sono mancate proposte più o meno fantasiose, tra cui la creazione di carrozze “al femminile”. Fanpage.it è stata nelle stazioni a parlare con le pendolari che ogni giorno viaggiano, o viaggiavano, sui treni.
Lara: “Per non prendere più il treno ho cambiato lavoro”
“Un tempo prendevo spesso il treno la sera, perché lavoravo in un call center e avevo turni fino a tardi – racconta Lara a Fanpage.it -. Facevo la tratta Milano-Rho per tornare a casa”. Poi un giorno accade qualcosa che cambia tutto: “Ero seduta al mio posto e un ragazzo mi si è avvicinato, ha iniziato a fare apprezzamenti pesanti, richieste sessuali esplicite… Al che ho avuto paura e sono andata in testa al treno. Lì c’è il controllore e di solito anche i più molesti si danno una calmata”. E invece: “Il ragazzo, non so se fosse ubriaco o drogato o altro, mi ha seguita, io mi sono seduta di fronte al controllore e lo guardavo, mentre l’altro continuava con le molestie verbali. Niente, non ha fatto niente, nemmeno alzare la testa dal cellulare”. Fermata Rho: “Arrivata a destinazione non sapevo cosa fare, la stazione era vuota e avevo paura che quell'uomo mi seguisse, come effettivamente è accaduto. Ho iniziato a correre e lui a rincorrermi, ha rallentato solo quando mi sono messa a gridare, ma visto che non arrivava nessuno ha ripreso, finché sono salita sulla mia bicicletta. Mi è stato dietro ancora per alcuni metri, poi si è arreso. È stato terribile: da allora ho detto basta treno, ho cambiato lavoro per non doverlo più prendere e mi sono accontentata di uno stipendio più basso”.
Elena: “Da quando mi è successo non ho più messo la gonna per almeno un anno”
“Viaggio sempre al mattino presto – spiega Elena -. Quel giorno di agosto saranno state le 7.20 e nella carrozza non c’era molta gente. Avevo di fronte un uomo che non mi aveva fatto neanche una cattiva impressione, sembrava una persona normale. Invece è stato un attimo: si è allungato verso di me e mi ha messo la mano sotto la gonna”. Elena continua a precisare un aspetto: “Ero vestita sobria, per andare in ufficio”. Le chiediamo se si sente in colpa: “Sì, poi sembra sempre che te le vai a cercare. Da allora, per almeno un anno non ho più indossato gonne né vestiti e ancora oggi sto attenta a mettermi una maglietta sulle gambe quando non indosso i pantaloni e sono seduta in treno”. Anche nel caso di Elena tra gli aspetti più dolorosi c’è stata l’indifferenza: “Ho gridato, ma nessuno si è voltato, nessuno mi ha aiutata. Quando sono scesa dal treno piangevo, ma nessuno mi ha chiesto come stessi. Il giorno dopo quell’uomo era ancora sul mio stesso treno”.
Camilla: “In borsa oggi tengo lo spray al peperoncino”
“Lavoro in un albergo – dice Camilla – e quindi ho anche turni serali. Quando capita prendo il treno dopo le 23 da Milano fino a Pavia, dove abito. Così avevo fatto anche quella sera, era inverno, mi ricordo che tremavo di freddo ed ero totalmente coperta da cappotto e mascherina. Mi si sono avvicinati dei ragazzi con uno sguardo strano, si sono seduti vicino a me e in quel momento ho capito che ero in pericolo. Mi sono alzata molto velocemente e uno di loro ha fatto appena in tempo a sfiorarmi, ma per fortuna sono corsa via e, dato che il treno si stava fermando, sono scesa subito. Ero e sono spaventata, sono andata a comprare in farmacia lo spray al peperoncino, mi guardo bene attorno prima di sedermi, ma penso che l’unica soluzione per viaggiare più tranquilla sarebbero maggiori controlli”.