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La strage familiare di Paderno Dugnano

“Non è un caso che abbia ucciso per ultimo il padre, dopo il suo compleanno”: analisi della strage a Paderno Dugnano

Un 17enne, nella notte tra sabato 31 agosto e domenica 1 settembre, ha ucciso suo fratello e i suoi genitori in casa a Paderno Dugnano (Milano). Intervistata da Fanpage.it, la psicologa clinica e criminologa forense Debora Gatto cerca di delineare un quadro psicologico del ragazzo nel tentativo di capire cosa possa averlo spinto a un gesto di questo tipo.
Intervista a Dott.ssa Debora Gatto
Psicologa clinica e criminologa forense
A cura di Enrico Spaccini
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Un ragazzo di 17 anni, alle 2 della notte tra sabato 31 agosto e domenica 1 settembre, ha preso un grosso coltello da cucina e ha ucciso il suo fratellino di 12 anni, poi sua madre e infine il padre, nella loro abitazione a Paderno Dugnano (comune nella Città Metropolitana di Milano). Il ragazzo, poco dopo, ha confessato ai carabinieri quanto aveva fatto spiegando che "non c'è un vero motivo" dietro questo suo gesto, che si sentiva "un corpo estraneo nella famiglia" e che credeva che "uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio". Intervistata da Fanpage.it, la psicologa clinica e criminologa forense Debora Gatto cerca di delineare un quadro psicologico del 17enne nel tentativo di capire cosa possa aver spinto il ragazzo a uccidere la sua famiglia.

dott.ssa Debora Gatto, psicologa clinica e criminologa forense (foto da Instagram)
dott.ssa Debora Gatto, psicologa clinica e criminologa forense (foto da Instagram)

Il ragazzo ha detto di aver agito perché si sentiva “un corpo estraneo nella sua famiglia”. Come può nascere e come si può sviluppare un pensiero simile in un 17enne?

È sempre importante fare una premessa. In questo momento possiamo solo avanzare delle ipotesi, non conoscendo a fondo la storia personale e familiare del ragazzo. Questa affermazione, a mio avviso molto significativa, può far pensare a un disturbo legato alla derealizzazione.

La derealizzazione è un fenomeno psicologico dissociativo che fa percepire al soggetto un senso di irrealtà o un notevole distacco dal mondo esterno. In linea generale un disturbo dissociativo viene caratterizzato da uno sconvolgimento nella normale integrazione di coscienza, memoria, identità, emozione e rappresentazione del comportamento. Le più comuni motivazioni sono spiegate da meccanismi difensivi che intervengono a seguito di esperienze traumatizzanti. In questo caso non siamo ancora purtroppo a conoscenza del pregresso.

Lui stesso non ha mai parlato di bullismo, di dipendenza da sostanze o alcol, o problemi di sessualità. Chi lo conosce lo descrive come un ragazzo intelligente e gli stessi investigatori lo hanno trovato "estremamente fragile". Da dove arriva tutta questa violenza?

In questo caso credo che le motivazioni profonde di un simile gesto debbano essere ricercate nella struttura della personalità del ragazzo. La personalità si forma attraverso i nostri modelli di riferimento, che si creano durante l’infanzia, non solo, si arricchisce grazie alle esperienze con l’ambiente esterno. Sicuramente questo tipo di atti violenti, gravissimi perché hanno dato come risultato la morte di tre familiari intimi, possiedono diverse motivazioni.

La rabbia nell’adolescente, viene considerato come un normale fenomeno evolutivo. Quando questo sentimento si trasforma in un’aggressività assassina, volta a eliminare il soggetto o i soggetti che generano la frustrazione, stiamo sicuramente parlando di una grave patologia della personalità che è nata e si è sviluppata forse in maniera silente, considerando le descrizioni di "adolescente tranquillo".

Durante il promo interrogatorio, tra le lacrime, il ragazzo ha detto che non c'era "un vero motivo" per quello che ha fatto e che “ci pensava da un po’”. Ci sono segnali che potrebbero far pensare a un senso di malessere così profondo?

Purtroppo, il passaggio a un atto così grave e violento è sempre più frequente negli adolescenti. L’omicidio dei genitori risulta incomprensibile da un punto di vista sociale e direi anche razionale, poiché è prevista l’eliminazione diretta di chi ti ha donato la vita. Il motore di questo grave atto nell’adolescente è certamente in primis il senso di frustrazione, la necessità impellente di liberarsi dal "vincolo" familiare, lo sfogo della rabbia, il desiderio di appropriarsi di una propria autonomia e identità.

Tutto questo, come dicevo in precedenza è quasi sempre sostenuto dalla presenza di tratti di personalità patologici. Il fatto che il ragazzo abbia dichiarato che "ci pensava da un po'" va a sostenere l’ipotesi di un grave malessere pregresso e probabilmente trascurato.

Stando a quanto emerso dai primi accertamenti, il 17enne avrebbe colpito per primo il fratellino e almeno 10 volte. Perché? Potrebbe aver visto in lui l’origine del suo malessere?

Non siamo purtroppo a conoscenza delle dinamiche relazionali tra i due fratelli. Il fatto che il ragazzo abbia infierito particolarmente sul corpo del fratello potrebbe in qualche modo far pensare a una particolare rivalità o conflittualità, ma è certamente troppo presto avanzare ipotesi di questo tipo. Anche in questo caso le motivazioni vanno ricercate nella storia personale e attraverso un’attenta indagine clinica.

Il fatto che avessero appena festeggiato il compleanno del padre, potrebbe essere stata la scintilla?

Certamente non è causale che questo tragico evento sia avvenuto con così poca distanza dal compleanno del padre. Salta all’occhio anche la sequenza con la quale questa famiglia sia stata così brutalmente uccisa. Il padre è stato l’ultimo a morire, di fatto la persona che ha forse assistito al resto degli omicidi. Questo lo scopriremo alla fine delle indagini.

Forse è proprio nei confronti del padre che il ragazzo nutriva il maggiore odio? Ancora non lo sappiamo, ma queste domande sono legittime in questo momento. Molto importante è comunque considerare che il rapporto con il genitore dello stesso sesso, durante la fase adolescenziale, certamente svolge un ruolo fondamentale, perché con lo stesso avviene il processo identificativo

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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