Tocca ora ai magistrati cercare di fare chiarezza su quanto accaduto nel tardo pomeriggio di lunedì, quando alla stazione di Genova Porta Principe 25 ragazzi disabili e i loro accompagnatori sono stati costretti a scendere dal treno perché la carrozza a loro destinata – e già prenotata dieci giorni prima – era tutta occupata. Gli inquirenti, attraverso le telecamere di video sorveglianza della stazione, stanno cercando di risalire all'identità dei 27 passeggeri che non hanno voluto sapere di alzarsi e lasciare il posto a chi ne aveva diritto. Costringendo i ragazzi e i loro accompagnatori a ritornare a Milano a bordo di un bus.
Si cercano 27 passeggeri. O meglio, si cercano "solo" 27 passeggeri. Eppure è stato tutto un treno a non alzarsi e lasciare spazio a questi ragazzi. Nessuno, chi stava in piedi e chi seduto, si è offerto di cedere il proprio posto e di prendere il treno successivo. La "caccia" ai 27 passeggeri dovrebbe quindi essere estesa a tutti. Perché a dare spiegazioni dovrebbero essere anche tutte quelle persone che hanno visto e hanno fatto finta di niente. Tutte innervosite da quei 30 minuti di ritardo che avrebbero accumulato anche lungo il viaggio senza mai chiedersi come sia possibile che sulla banchina alla fine sono rimasti proprio quei 25 ragazzi. Chissà a chi hanno dato la colpa in quei 30 minuti? Al personale di Trenitalia che ha fatto confusione con i biglietti? A quei 27 passeggeri inchiodati a una poltrona che non avrebbero mai ceduto? Eppure la soluzione la potevano trovare loro, anche in pochi secondi: potevano alzarsi ed essere loro l'esempio di un Paese che non lascia a piedi un gruppo di ragazzi disabili. Alla fine però hanno scelto di guardare e di stare in silenzio.
Quindi indaghiamo, cerchiamo il volto delle 27 persone. Però troviamo anche il modo di considerare "reato" guardare e far finta di nulla. Eppure battendoci anche contro l'indifferenza potremmo risolvere molti problemi in Italia: dal bullismo nella scuole alla violenza per le vie della città. Lo spettatore che osserva e sceglie il silenzio è un complice, sempre. Lo è chi vede un compagno di classe prendere a insulti e schiaffi un altro compagno e decide di non intervenire, lo è chi da un finestrino di un treno regionale diretto a Milano lo si vede sorridere perché finalmente il viaggio è iniziato. Senza accorgersene però che a vedere quel sorriso sono proprio i 25 ragazzi disabili a cui ha deciso di non cedere il posto.