“Non ci affittano casa perché siamo gay”: la denuncia di una coppia a Milano
Un bell'appartamento in zona Washington, quartiere borghese a Ovest di Milano. Stabile signorile, quinto piano, 75 metri quadri, 1500 euro di canone mensile. La soluzione perfetta per una coppia di giovani imprenditori in cerca di casa, unita civilmente dal 2017. Ma proprio quando la trattativa con l'agente immobiliare sembra andare in porto, all'improvviso tutto si blocca. "L'agente, imbarazzato, ha detto che non potevamo avere la casa per via del nostro orientamento sessuale. E che la proprietà cercava delle famiglie più normali".
"Questo é quello che accade oggi, 30 giugno 2023, a Milano", è la denuncia di Michael Ceglia, 34 anni, e del suo compagno William Picciau, 38, attraverso un video su Instagram che fa il giro della città e d'Italia. "Viviamo qui da dieci anni, e oggi denunciamo una cosa che non dovrebbe mai, mai e poi mai accadere".
La trattativa per la nuova casa a Milano
"Io e Michael siamo alla ricerca di una nuova casa, e tra gli appartamenti che abbiamo visionato ce n'è uno che ci è piaciuto particolarmente". Alla richiesta del proprietario di avere garanzie per l'affitto della casa, la coppia invia tutte le informazioni possibili, tra cui quella di essere una coppia gay. "Tutto sembra essere perfetto. Siamo due imprenditori, abbiamo un attività, le buste paga, i genitori come garanti".
Passa una settimana, ne passano due. E poi la fatidica telefonata. "Mia madre mi ha telefonato in lacrime, raccontandomi la chiamata appena ricevuta dall’agente immobiliare. Imbarazzato, le aveva riferito che non potevamo essere gli inquilini di quella casa per via del nostro orientamento sessuale". E non solo. "Le dice che la proprietà cercava una famiglia più normale".
Il video denuncia su Instagram
“Questa discriminazione è assurda, inimmaginabile al mondo d'oggi", spiegano nel video. "Così vogliamo che questo video arrivi al proprietario affinché capisca la figura che sta facendo. Poi per capire se qualche avvocato può aiutarci, perché ci sentiamo davvero impotenti. Lavoriamo 12 ore al giorno, paghiamo sempre regolarmente, siamo brave persone. Perché? Queste cose non devono accadere".