“Non avrò mai giustizia per le violenze che ho subito da bambina”, parla la vittima della Setta delle Bestie
"Sono molto in difficoltà perché mi sento che la giustizia non arriverà mai", sono le parole di Giulia, vittima della Setta delle Bestie di Novara, che sui social si è sfogata in seguito alla morte di Gianni Maria Guidi.
Lui, "il dottore", "il pontefice", "il re-bis": era lui il guru della setta e principale protagonista nel processo di Novara. Dichiarato incapace di stare in giudizio già nella fase preliminare del processo, e morto lo scorso 14 marzo, non compare fra i 26 imputati.
Le parole di Giulia pesano come macigni, proprio oggi che per lei è arrivato il momento di deporre davanti alla Corte d'Assise di Novara. Giulia racconta di quello che ha subito. Arriverà mai la giustizia per lei? Il nostro sistema si è preso cura di lei come doveva?
Il processo alla Setta delle Bestie
Tutto è partito tutto dalla sua denuncia, il 12 marzo 2018 alle 10:30, a Cuneo. Giulia arriva a quel giorno assistita dal suo avvocato Silvia Calzolaro, che la protegge come una figlia, dalla sua psicologa, e dall'associazione “Mai + sole” che assiste le donne che subiscono violenza.
Il racconto continua così: a insaputa della madre, Giulia viene iniziata alla setta attraverso la zia ventenne, che la porta la domenica pomeriggio a casa di una delle mami (Ada, oggi morta) in via Piero della Francesca a Milano. Una via centralissima e borghese, a pochi passi da Parco Sempione.
Come centralissime e borghesi sono quasi tutte le case in cui vivevano e si incontravano i partecipanti della setta. Tranne le proprietà a Cerano Beach, vicino Novara, sul Ticino, dove ha vissuto i suoi ultimi anni Gianni Maria Guidi, assistito da Barbara Magnani e Rosaria Di Lorenzo, anche loro tra gli imputati del processo di Novara.
Il racconto di Giulia
“Avevo 7 anni… Già dalla prima volta che mia zia mi ha condotto da Ada mi fu chiesto di spogliarmi, secondo loro per mettermi a mio agio, in realtà io non ero molto contenta…", racconta Giulia e poi aggiunge: "Quando erano tutte svestite, loro iniziavano a farsi reciproci massaggi, accarezzandosi le parti intime… e penetrarsi con falli di gomma".
"Mi raccontavano che erano delle streghe e facevano questi riti per magia", riti che in qualche modo giustificano le penetrazioni anali: attraverso queste, secondo la filosofia della setta, si univano le energia maschili e femminili, annullando l'io pensante. In tutto questo Giulia aveva sempre 7 anni.
"Ada infilava la bacchetta nell'ano della ragazza e poi invitava a muoverla come se stessi mescolando all'interno del "calderone". Col tempo venivo coinvolta sempre di più in maniera attiva". Fino agli 8 anni partecipa senza essere penetrata, però a questi incontri oltre a lei, bambina, ci sono anche altre adolescenti, sempre minorenni.
Infine anche la mamma di Giulia entra nella setta, ma senza che Giulia lo sappia, perché si trovava in un'altra cowen, gruppi di 6 persone in cui era organizzata la setta, in maniera piramidale, con al vertice il dottore, Gianni Maria Guidi.
La madre di Giulia ovviamente non sa e non immagina quello che viene fatto alla figlia, perché nel gruppo non tutti partecipano alle attività erotiche, non tutti sanno. Ci sono i prescelti, poi quelli ancora più vicini al dottore, pochi eletti che sanno e che partecipano.
Un giorno il guru decide di fare incontrare Giulia e la madre: "Una esperienza terribile, mi sono resa conto che non avevo più nessuno che poteva portarmi fuori da quella situazione che a volte era insopportabile".
E poi comincia per la bambina Giulia il sesso: "Elena iniziò a propormi pratiche sessuali, io ero molto riluttante… a breve arrivò al punto che mi faceva indossare un vestitino azzurro di raso e poi iniziava a toccarmi sino a leccarmi vagina e ano". Giulia è sempre una bambina, è il 1993. Viene violentata dal dottore e da Ada.
"Ada faceva sesso, sia anale che vaginale, con il Guidi, mentre rimanevo sul letto vicina a loro costretta ad osservare per imparare". "Io tenevo gli occhi chiusi e stavo immobile sperando di non essere coinvolta, ma la cosa si ripeteva ogni domenica mattina, cercavo di dare l'idea che mi stavo impegnando e dicevo loro "per me dietro non è un problema, è davanti che non ci riesco perché mi fa male".
"Al tempo – continua – avevo 11 anni e Guidi era per un uomo vecchio, grasso con la pancia da bevitore, pochi capelli canuti e denti marci però non potevo mostrare il mio disgusto perché sarebbe stato una sorta di sacrilegio visto che lui era considerato un Dio". Il suo sperma veniva definito "latte magico".
Oggi la deposizione di Giulia è a porte chiuse, per ragioni di "buon costume". E solo dalle parti che vi abbiamo riportato, si capisce il motivo. Però a 11 anni a Giulia non fu concesso di chiudere quella porta e di andare via.
Ecco perché le parole dello sfogo di Giulia oggi pesano come macigni, perché Gianni Maria Guidi per lei è morto senza essere riconosciuto colpevole, senza scontare la pena per averle rovinato l'infanzia. A lei come ad altre bambine, oggi parti offese nel processo.
"Quello che mi dava la forza", dice Giulia, "era il desiderio di riscatto e di vendetta, il desiderio di giustizia, il problema è che il leader dell'organizzazione è venuto a mancare". E mentre parla sui social è in lacrime: "Speriamo in una giustizia divina".
Poi Giulia si apre e racconta di un senso di colpa legato all'abuso sessuale: "Le vittime di violenza si sentono in colpa, pensano che quello che succede sia giusto perché hanno qualche colpa da espiare. Percepisco una sorta di colpa solo perché esisto, perché esiste il mio corpo".
Ecco perché per denunciare ci può volere molto tempo. Purtroppo anche a lei ci sono voluti diversi anni. Così come per Michela (nome di fantasia), che aveva denunciato la setta e le violenze su Giulia già nel 2010 a Milano, senza che però l'indagine avesse seguito, perché venne archiviata.
E intanto il tempo è passato, fino ad arrivare oggi, 24 marzo 2023, dieci giorni dopo la morte del guru. Quando alle vittime non resta che sperare, come fa Giulia, nell'esistenza dell'inferno.