Ci sono pensieri che sarebbe meglio tenere riservati, specie se si è il sindaco di una grande città. E ci sono anche pensieri frutto di ragionamenti errati. E a volte capita che un pensiero sbagliato venga reso pubblico: è il caso di quanto successo al primo cittadino di Milano Beppe Sala che, ai microfoni di Rai Documentari, in occasione delle riprese al Piccolo Teatro dell’anteprima del docu-film "#AnneFrank. Vite parallele", in onda domani (sabato 23 gennaio) su Rai Uno, ha azzardato un paragone sconsiderato, accostando la figura della piccola ragazzina uccisa criminalmente dai nazisti a Greta Thunberg, l'attivista svedese di 18 anni impegnata a sensibilizzare il mondo sui cambiamenti climatici.
"Penso che Anne sia stata un'anticipatrice della presenza femminile in così giovane età. Viene naturale pensare a Greta Thunberg, perché sono due storie di coraggio enorme in cui si parte dalla cosa più semplice che c'è e si arriva a un risultato simile", ha dichiarato Sala pensando di dire cosa saggia mentre la sua figuraccia prendeva forma. Però, il primo cittadino milanese ha rincarato la dose, affermando inoltre che "Anne ha scritto un diario che poi è diventato uno strumento di educazione e di memoria per tantissime persone. Greta ha cominciato mettendosi lì con un cartello ed è diventata un simbolo di un movimento". Peccato che Anne non abbia avuto il privilegio di spostarsi tra un continente e l'altro a bordo di costosi yacht, offerti gentilmente da un benefattore multimilionario. Anzi, il suo viaggio è partito dal retro di un armadio per terminare in un campo di concentramento. Non esattamente la stessa cosa.
Non serve ricordare la Storia a Sala, indiscutibilmente conscio delle atrocità patite dalla giovane Frank, ma certamente occorre redarguirlo quando offre esempi e paragoni che non hanno ragione di esistere. A meno che non servano a cavalcare un'onda che però non procede nella sua marcia quando la si presta alla terra ferma. Ovviamente tale triste uscita ha scatenato aspre reazioni, sia da parte dei suoi che dai colleghi dei partiti di destra. Prima lo ha bacchettato il responsabile alla Cultura del Partito Democratico metropolitano, già portavoce della Comunità Ebraica, Daniele Nahum, che ha sottolineato come "comparare Greta a un simbolo storico della Shoah, è un paragone che non regge ed è una banalizzazione della Shoah che non può essere accettata", riconoscendo dunque la "dichiarazione infelice da parte di una persona che ha fattivamente dimostrato il suo impegno per preservare la Memoria". Poi, il capogruppo di Forza Italia in Comune, Fabrizio De Pasquale, ha estratto il fioretto dalla fodera, sottolineando come l'uscita del sindaco banalizzi "la immane tragedia della Shoah", motivo per cui dovrebbe "chiedere scusa alla Comunità Ebraica".
Inevitabile, quindi, una sacrosanta precisazione dello stesso primo cittadino che, accortosi del polverone sollevatosi dalle sue dichiarazioni, ha spiegato come fosse "più che evidente che non ci fosse la volontà da parte mia di fare un paragone, che del resto non avrebbe alcun senso, tra il dramma della Shoah e le vicende politiche dell’oggi. Si parlava di coraggio di giovani donne e il giornalista mi ha portato sull’attualità, facendo un riferimento a Greta. Lo ribadisco con chiarezza: il dramma della Shoah è tragicamente unico e non esiste paragone possibile". Sindaco, se un pensiero corretto viene espresso senza lasciare dubbi sul suo significato, non c'è bisogno di "ribadire con chiarezza" quanto di più ovvio esista. Servirebbe, al contrario, filtrare i ragionamenti per non incappare in figuracce simili. Perché la Storia non può essere mischiata alla (sua) fantasia.