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News sulla strage di Samarate

Nicolò Maja, unico sopravvissuto alla strage di Samarate: “Un giorno tornerò a volare”

“Nicolò ha dentro di sé una forza morale, un’energia straordinaria. È un ragazzo forte”, racconta il sindaco di Samarate. “Ogni giorno combatte per superare i limiti a cui lo costringe attualmente la disabilità, ma sa che non è solo”.
A cura di Francesca Del Boca
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I colpi di martello alla testa sferrati dal padre in quella notte dell'orrore nella villetta di Samarate, il coma lungo mesi e mesi e oggi il risveglio. Il ritorno lento alla vita di prima, dopo che il padre Alessandro Maja ha ucciso nel sonno la figlia sedicenne Giulia e la moglie Stefania, riducendo in fin di vita il primogenito Nicolò. "Sono sereno. E sogno di poter tornare a volare".

Lo riporta il sindaco del paesino del Varesotto che nel maggio scorso fu teatro della strage familiare, Enrico Puricelli. "Nicolò ha dentro di sé una forza morale, un’energia straordinaria, è un ragazzo forte", racconta. "Ogni giorno combatte per superare i limiti fisici a cui lo costringe attualmente la disabilità, ma sa che non è solo".

Il ritorno a casa di Nicolò Maja

E così dopo mesi e mesi Nicolò, 24 anni, è tornato a casa. L'hanno accolto i nonni materni Giulio e Ines, che durante il lunghissimo tempo di riabilitazione non l'hanno mai abbandonato un minuto: presenze fisse dentro quell'ospedale che ha visto entrare il ragazzo in condizioni disperate, tra la vita e la morte. Le speranze erano quasi nulle, annegate nel sangue. E invece, la lenta ripresa e, oggi, i primi desideri.

Tra cui quello di tornare sul luogo del duplice delitto, la villetta di via Torino in cui, nella notte di primavera tra il 3 e il 4 maggio, avvenne il massacro. Per recuperare i propri effetti personali, ritornare nella propria cameretta. "È comprensibile che Nicolò rivoglia le sue cose, anche se non riesco a immaginare come sarà possibile guidarlo fino in camera sua senza procurargli un altro enorme dolore", aveva dichiarato sempre il sindaco di Samarate.

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La passione per il volo

Intanto, tra le cose che Nicolò Maja vuole recuperare in questo suo secondo tempo, c'è anche il volo. La sensazione che gli regalava la sua passione più grande, quella di pilotare gli aerei: per questo, poco prima della tragedia, aveva preso il brevetto. "Grazie a chi mi è stato vicino, anche solo col pensiero e con le parole. Voglio dire grazie a tutti", aveva detto il giovane. "Ora inizia una nuova vita e cercherò di ricostruirla. Sono pronto per questa avventura, ce la metterò tutta".

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Una nuova vita lontano dal padre, che attualmente si trova ancora recluso nel carcere di Monza in attesa di processo. L'uomo, nel frattempo, ha scritto diverse lettere al figlio superstite. "Gli ho scritto per filo e per segno quello che ha passato Nicolò", ha replicato il nonno Giulio. "Ma a ogni lettera aggiungevo: "Vorrei sapere da te se sei un uomo". E vorrei sapere a chi era rivolta la parola "bastardi", sentita pronunciare durante le sue farneticazioni il mattino della strage".

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