Nicolò Maja, sopravvissuto alla strage in cui il padre uccise madre e sorella: “Mi mancano ogni giorno di più”
Nicolò Maja ha 25 anni ed è l'unico sopravvissuto alla strage di Samarate (Varese): nella notte fra il 3 e il 4 maggio 2022 il padre Alessandro Maja ha ucciso la moglie e la figlia di sedici anni Giulia e ha ferito gravemente il ragazzo. Dopo mesi in coma, Nicolò si è svegliato e ha iniziato ad affrontare una lunga terapia. Il padre, nel frattempo, è stato condannato all'ergastolo. La pena è stata confermata anche dalla Corte d'Assise d'Appello.
"Erano due persone speciali e mi mancano ogni giorno di più, restano i ricordi di tanti momenti che abbiamo trascorso insieme. Sono sicuro che la mamma e mia sorella Giulia sarebbero orgogliose di me, del percorso che sto facendo per tornare a una vita normale dopo tutto quello che è successo", ha detto il 25enne in un'intervista al quotidiano Il Giorno.
Proprio nella giornata di ieri, venerdì 3 maggio, l'interior designer ha scritto nuovamente una lettera al figlio. L'uomo ha cercato, ancora una volta, di voler riallacciare i rapporti con il ragazzo: "In questo momento non sono pronto per incontrarlo – spiega Nicolò – magari potrebbe succedere in futuro, non da solo ma accompagnato da altre persone. Fisicamente sto meglio, sto recuperando e il mio desiderio è quello di trovare un lavoro nel settore dell’aeronautica, in linea con il mio percorso di studi".
Nella giornata di oggi, sabato 4 maggio 2024, a due anni dalle strage, la famiglia ricorderà Stefania Pivetta e Giulia Maja con una visita al cimitero e una messa in loro suffragio: "Stefy, Giulia, sono già passati due anni da quando ci avete lasciati. Sembra ieri. Ancora oggi siamo increduli di quanto è successo, il perché non lo sapremo mai. A noi manca la vostra voce, la vostra presenza. Ci mancate tanto, ogni giorno sempre di più. Ora il nostro pensiero è rivolto a Nicolò, che riprenda ad affrontare la vita in modo positivo. Stategli vicino, ne ha molto bisogno", hanno scritto i nonni materni e genitori di Pivetta in una lettera.
Il ragazzo va due giorni alla settimana nella cooperativa sociale Progetto 98 di Somma Lombardo. Frequenta alcuni percorsi di recupero, le sedute di fisioterapia e alcuni incontri con gli psicologi. Ha subito un delicato intervento di ricostruzione della calotta cranica dopo che il padre l'ha sfondata a colpi di martello: "Ci hanno detto che potrà tornare alla vita di prima. Non serve a niente piangere, noi dobbiamo stargli accanto e aiutarlo. Suo padre, in una notte, ha distrutto tutto", ha detto il nonno.
Proprio lui ha scritto una lettera all'assassino della figlia e della nipote chiedendo di rinunciare al ricorso in Cassazione. Questo verrà discusso nei prossimi mesi. Alessandro Maja punta al riconoscimento dell'incapacità di intendere e di volere.