Nicolò, unico sopravvissuto alla strage di Samarate, è uscito dal coma: “Ha aperto un occhio e muove le dita”
Le sue condizioni di salute sono ancora stazionarie, ma fanno ben sperare. Sembra in miglioramento Nicolò Maja, unico sopravvissuto alla cieca furia omicida del padre Alessandro Maja che, nella notte tra martedì 3 e mercoledì 4 maggio, ha assassinato a colpi di cacciavite e martello prima la moglie Stefania e poi la figlia Giulia. Il primogenito Nicolò, 23 anni, da quel momento è ricoverato all'ospedale di Varese: gravissimi i traumi riportati alla testa, a causa dei colpi inferti dall'omicida. Uno scenario che fin da subito ai soccorritori è apparso come disperato, e che contro ogni aspettativa sta forse pian piano cambiando in meglio. "Nicolò ha aperto un occhio, quello che non è fasciato dal bendaggio. Non parla ma sembra che capisca, dal momento che con il dito cerca di rispondere ai nonni che gli fanno domande", conferma l'avvocato Stefano Bettinelli a Fanpage.it. "Certo è che ci vorrà ancora tanto tempo, mesi e mesi. Il corpo deve avere la possibilità di riprendersi, le lesioni sono importanti". Quanto e cosa riesca a comprendere, e soprattutto se e cosa ricordi di quella terribile notte in cui il padre, mentre tutta la casa dormiva, ha massacrato l'intera famiglia, ancora non è possibile sapere. "Per ora i nonni non gli hanno ancora detto niente".
Il messaggio del Milan
I nonni di Nicolò sono una presenza fissa tra le corsie dell'ospedale, e tutta la comunità di Samarate ha inviato più volte messaggi di speranza al 23enne che sognava da grande di pilotare gli aerei. Il grido d'incoraggiamento più forte, però, l'hanno mandato l'allenatore Stefano Pioli e il Milan neo campione d'Italia da Milanello, a pochi chilometri da Samarate. "Ciao Nicolò. Sappiamo che stai passando un momento delicato ma sappiamo anche che sei molto forte e che reagirai. Ci troveremo presto qui tutti insieme. Forza Nicolò", hanno detto in coro in un video girato apposta per Nicolò, grande tifoso rossonero, tra gli applausi. L'aveva chiesto espressamente il nonno, in diretta su Rai Uno: un vocale da parte della sua squadra del cuore, da accostare all'orecchio del ragazzo nella speranza di suscitare una qualsiasi reazione. E soprattutto per aiutarlo nella sua lotta quotidiana tra la vita e la morte, alla quale – se riuscirà a scamparne – si sommerà un'altra lotta ancora più dura: quella di sopravvivere a ciò che è successo quella notte di inizio maggio.