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Elezioni regionali Lombardia 2023

Nicola Di Marco: “Solo Moratti, che non prende mezzi pubblici, può pensare di privatizzare Trenord”

Capogruppo uscente del M5S e capolista a Milano alle Regionali, Nicola Di Marco mette sul piatto alcune delle criticità della Lombardia. Intervistato da Fanpage.it, espone i problemi dei pendolari, di chi vive nelle case popolari e di chi lavora per uno stipendio sotto la soglia di povertà.
A cura di Enrico Spaccini
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Appalti assegnati al massimo ribasso, case della comunità che sono più che altro "scatole vuote" e l'unica soluzione ai problemi cercata nella privatizzazione. Sono solo alcune delle criticità che Nicola Di Marco, capogruppo uscente del Movimento 5 Stelle al Pirellone e capolista alle Regionali a Milano, ha voluto far emergere. Intervistato da Fanpage.it, ha spiegato come la Lombardia con la presidenza di Attilio Fontana abbia perso numerose occasioni per migliorare, tra tutte, la situazione sanitaria e della case popolari: "L'inadeguatezza amministrativa ha fatto sì che perdessero il treno del Superbonus 110 per cento", afferma Di Marco che poi sottolinea come, nonostante le richieste del Movimento, "al confronto, preferiscono l'arroganza".

Nelle ultime settimane ha fatto un tour delle stazioni ferroviarie lombarde servite da Trenord. Quali sono le principali criticità che ha riscontrato?

Ritardi e soppressioni. Le persone si alzano la mattina e non sanno se troveranno il treno che li porterà al lavoro, a scuola o semplicemente a farsi un giro. È assurdo. Anche perché dopo una giornata di lavoro la situazione si ripresenta la sera, quando non sanno quando riusciranno a tornare a casa.

È la conferma dei dati negativi relativi al servizio erogato da Trenord e Regione Lombardia, già evidenziati dai numeri mostrati in questi cinque anni durante il lavoro in V Commissione. Certo, ascoltare le testimonianze di chi vive sulla propria pelle le inefficienze del centrodestra è diverso che guardare delle slide sulla comoda poltrona di un palazzo.

Per questo abbiamo chiesto più volte ad Attilio Fontana e all’assessore Claudia Maria Terzi di incontrare i pendolari per cercare soluzioni condivise. Al confronto, hanno preferito l’arroganza della fuga. Lo stesso atteggiamento con cui Fontana rifiuta di confrontarsi con Pierfrancesco Majorino, durante questa campagna elettorale.

Perché la privatizzazione di Trenord non può essere una soluzione?

Perché il trasporto ferroviario deve essere considerato asset strategico, per una Regione e per uno Stato. Non si parla di una gara per la fornitura di penne, ma di garantire un servizio pubblico ai cittadini, che non può avere una programmazione dettata secondo logiche di mercato.

Letizia Moratti, che pensa di essere una novella Thatcher, ha un’unica soluzione per ogni questione: privatizzare. L’ha fatto con la sanità e ora vorrebbe farlo con Trenord. Questa può essere la soluzione per i suoi amici, che mai hanno viaggiato e mai viaggeranno su di un mezzo pubblico, non certo per i pendolari che si troveranno con ulteriori tagli di corse. Né tantomeno per i dipendenti di Trenord, che non hanno alcuna colpa e che rischiano di vedersi peggiorare la loro condizione lavorativa.

Passando alla sanità, ha definito le case della comunità pensate da Attilio Fontana e Letizia Moratti come “scatole vuote”. Cosa intende?

Intendo che se andiamo insieme a citofonare, non ci aprirà nessuno. Abbiamo visto inaugurazioni in pompa magna, con professionisti della sanità che venivano spostati da un Istituto all’altro per fare da sfondo. Abbiamo visto una (non) riforma sanitaria, quella firmata da Moratti e Fontana, che di fatto non ha risolto i problemi legati allo smantellamento della medicina territoriale e non ha saputo rilanciare un settore pubblico sommerso dalle richieste di prestazioni, che il privato si rifiuta di elargire perché poco remunerative.

Ma non serve sia io a raccontarlo, tutti ci siamo trovati nell’esigenza di prenotare un esame, tutti ci siamo trovati di fronte al bivio: fra sei mesi con il servizio pubblico o fra tre giorni a pagamento, tutti abbiamo dovuto fare una coda in pronto soccorso. Invece che utilizzare i fondi del Pnrr, ottenuti da Giuseppe Conte, per assumere medici e infermieri hanno ristrutturato edifici all’interno dei quali oggi mancano le professionalità che vi dovrebbero lavorare.

Da anni è impegnato nella questione Aler e case popolari. Secondo lei cosa si può fare nell’immediato per migliorare la situazione di degrado?

Innanzitutto, diciamo cosa si sarebbe potuto fare e non è stato fatto. L’inadeguatezza amministrativa del centrodestra, unita alla lentezza burocratica di Aler, hanno fatto sì che l’edilizia pubblica lombarda perdesse il treno del Superbonus 110 per cento. Avrebbero potuto intervenire per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio, ma hanno fatto passare il treno, perdendolo perché nel frattempo Mario Draghi prima e Giorgia Meloni poi hanno deliberatamente scelto di affossare la manovra con cui il M5S aveva rilanciato l’impresa italiana nel post pandemia.

Vuole sapere quanti cantieri ha aperto Aler Milano grazie al Superbonus? Nell’ultima commissione si parlava di circa una decina di cantieri. Un dato ridicolo se confrontato con il numero dei cantieri aperti dai privati. Nonostante ciò, Matteo Salvini ha avuto il coraggio di vantarsi sul tema, promettendo cose che la sua Giunta non ha mai fatto.

I dati parlano di circa 4mila alloggi assegnati in Lombardia a fronte di 40mila richieste. Il diritto alla casa di fatto non viene garantito. Occorre quindi un vero piano casa attraverso il quale assegnare immediatamente i 15mila alloggi che ad oggi risultano vuoti. Una vergogna Lombarda.

Poi serve investire risorse per aumentare lo stock di alloggi tramite il recupero di edifici o aree dismesse nonché intervenendo anche sul mercato privato acquisendo gli alloggi che non vengono affittati dai proprietari, una misura già in vigore in molte città europee.

Come si può coniugare la rinascita della locomotiva lombarda con le esigenze climatiche?

Il M5S ha già creato questo strumento, si chiama Superbonus 110 per cento. Uno strumento attraverso il quale abbiamo guidato il Paese al +6,6 per cento di Pil. Uno strumento che ha messo direttamente nelle mani dei cittadini le risorse per creare lavoro e benessere passando attraverso la riqualificazione energetica e la sostenibilità.

Purtroppo, Draghi prima e il centrodestra poi hanno affossato questa misura inceppando il meccanismo di cessione dei crediti e mandando in crisi migliaia di imprese e cittadini. Questo per loro ovviamente non ha avuto alcuna importanza, ciò che contava era colpire il Movimento.

Sempre grazie a una nostra legge oggi in Italia esistono le Comunità Energetiche. Gruppi di privati, imprese ed Enti che si costituiscono in Associazione allo scopo di condividere l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Attraverso l’autoconsumo non solo viene messe in rete energia rinnovabile, la cui produzione è incentivata, ma contestualmente si abbattono i costi in bolletta. E sappiamo quanto sia importante in questo periodo.

La Corte d’Appello di Milano ha stabilito, per la seconda volta in un anno, che una paga di cinque euro lordi l’ora è contraria ai principi sanciti dall’articolo 36 della nostra Costituzione. Anche se la retribuzione è sancita da un contratto nazionale siglato dai sindacati.

La sentenza della Corte d’Appello di Milano deve imporre una riflessione: basta con il gioco al massacro del massimo ribasso, attraverso il quale vengono assegnati gli appalti. È evidente, infatti, che questo meccanismo finisca inevitabilmente per incidere sul costo del lavoro e di conseguenza sulle retribuzioni di migliaia di lombardi.

Occorre sia garantito per legge un salario minimo, maggiore della soglia di povertà, al di sotto del quale gli appalti non possano essere assegnati. Questa è la proposta del M5S e della coalizione che sostiene Majorino presidente. Nella nostra regione non devono più esistere stipendi da fame.

La Lombardia è considerata, a ragione, la locomotiva d’Italia e per molti la terra promessa se parliamo di possibilità lavorative.  Eppure, anche qui, migliaia di persone ricevono retribuzioni al di sotto della soglia di povertà. Una situazione che riguarda Comuni, partecipate pubbliche, società di servizi, mondo sanitario, trasporto pubblico finanche la stessa Regione Lombardia. Il lavoro deve essere lo strumento per garantirsi una vita dignitosa e la retribuzione non può essere inferiore alla soglia di povertà. Si tratta per noi di un principio fondamentale.

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