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Nessuno si sta occupando delle Olimpiadi del 2026: così Milano rischia di perdere la faccia

Non possiamo permetterci di perdere più tempo sull’organizzazione Milano-Cortina 2026. Ad oggi non è chiaro chi se ne stia occupando: a quale amministrazione politica bisogna rivolgersi?
A cura di Giorgia Venturini
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Ci mancavano solo le elezioni per posticipare (ancora una volta) in agenda il tema Olimpiadi Milano-Cortina 2026. La verità è che, a pochi giorni dal voto, quello che succederà a Milano tra quattro anni interessa a pochi, forse neanche ai milanesi stessi.

Eppure per arrivare preparati all'appuntamento invernale più importante del decennio serve "un'interlocuzione dalla mattina alla sera", come ha ribadito chiaramente il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach.

Solo che a meno di quattro anni dall'accensione della torcia olimpica non è ancora chiaro chi sia questo "misterioso" interlocutore italiano. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala? Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana o quello del Veneto Luca Zaia? O Palazzo Chigi? Chi lo sa.

La sensazione è che tutti ne parlano, ma nessuno se ne occupa. E allora nei vertici politici dove va cercato? Al momento certo è che solo Sala, fresco della seconda candidatura, ha la certezza di partecipare alla cerimonia di apertura indossando la fascia tricolore.

Ma se questo misterioso interlocutore va cercato tra le stanze di Palazzo Chigi a Roma allora le cose si complicano. Non solo in questioni di tempo (la storia ci insegna che non sempre la formazione di governo in Italia è fatto immediato), ma anche di incarichi e prese di posizione.

Chi salirà al governo potrebbe stravolgere accordi e decisioni prese finora sull'evento a cinque cerchi? Non è forse quindi più semplice affidare responsabilità al sindaco Sala, a Palazzo Marino fino al 2026?

Il presidente del Coni si rivolge al futuro ministro

Non per il presidente del Coni Giovanni Malagò che rispondendo a margine di un incontro organizzato in settimana a Milano ha ribadito che la sua posizione e, dunque, quella del Coni è che "ci sia una persona, possibilmente con un ministero e possibilmente con un portafoglio, che sia in grado di portare delle risposte e delle soluzioni che il mondo dello sport chiede".

Nella sua dichiarazione il presidente del Coni spera che nell'immediato futuro ci sia un Ministero dello Sport che possa soddisfare la fitta agenda sportiva che Malagò è pronto ad affidare al prossimo governo. E nell'agenda non possono di certo mancare le Olimpiadi Milano-Cortina. Ma l'incognita governo sembra solo gettare più confusione sull'evento a cinque cerchi.

I ritardi nell'organizzazione di Milano-Cortina 2026

Intanto il tempo scorre. "Complicazioni e ritardi ci sono stati, il nostro è il Paese dei ricorsi ma fortunatamente sono andati nella direzione giusta", precisa Malagò. "Anche su questo non possiamo permetterci di perdere più tempo, questa è una città che sa quanto sta andando forte in altri settori, senza questa impiantistica rimarrebbe indietro".

Peccato però perché l'Italia nello sport continua a vincere e le Olimpiadi dovrebbero essere al centro delle agende di politici locali e nazionali. Peccato perché i Giochi invernali potrebbero far ritornare Milano ai tempi d'oro di Expo. Invece troppo spesso cala il silenzio.

La sensazione è che, passeggiando per Milano, non ti sembra di essere in una città pronta a costruire nuovi impianti e strutture olimpiche. I progetti ci sono. A mancare sono forse i fondi? E qui ancora una volta bisognerebbe bussare a Palazzo Chigi, ma chissà tra quanti giorni qualcuno verrà ad aprire con una risposta.

Milano ancora senza protocollo antimafia

Alle porte di Palazzo Marino invece bisognerebbe chiedere (ancora una volta) un protocollo antimafia per evitare il rischio criminalità organizzata negli appalti. Rischio che è già diventato realtà. Protocollo chiesto da associazioni e magistrati ma che sembra ancora non arrivare. Intanto il tempo scorre e gli appalti iniziano ad essere affidati.

Eppure di ritorno da Pechino qualche mese fa tutti erano molto bravi a sventolare bandiere a cinque cerchi e a elogia un'Italia pronta alla grande sfida organizzativa. Dalla Lombardia, al Veneto e a Roma qualcuno lo trovi questo "interlocutore" perché se no a rimetterci la faccia sarà Milano.

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Sono giornalista professionista dal 2020, ma faccio questo lavoro da molto più tempo. Nel settembre del 2020 sono arrivata a Fanpage.it inserendomi nella squadra della cronaca di Milano. Da anni mi occupo di criminalità organizzata soprattutto in Lombardia e di problemi ambientali: due tematiche che spesso si intrecciano tra di loro. Da un anno curo il progetto www.stampoantimafioso.it, un giornale online che si occupa di mafia e antimafia e che seguo insieme ad altri giornalisti e ricercatori che come me si sono laureati in Sociologia della criminalità organizzata.
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