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Nessuna risposta da Regione Lombardia per il suicidio assistito: Ines accompagnata a morire in Svizzera

La donna, pur avendo inviato a maggio la richiesta all’Asl, non aveva ancora ricevuto risposta. Marco Cappato: “Disumano tenere persone sofferenti in attesa per mesi. Il suicidio assistito è un diritto garantito dalla legge, necessari tempi certi”
A cura di Francesca Del Boca
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È stata accompagnata in Svizzera Ines (nome di fantasia), la 51enne affetta da sclerosi multipla che da tempo aveva chiesto all'Ats lombarda di poter accedere alle pratiche per il suicidio assistito. A scortarla oltre il confine italiano sono stati due attivisti di Soccorso Civile, di cui è presidente e responsabile legale Marco Cappato.

La pratica per il suicidio assistito ferma da mesi

Secondo quanto riferito dall'associazione Luca Coscioni, l'azienda territoriale lombarda alla quale la donna aveva inviato lo scorso maggio la richiesta per poter accedere al suicidio medicalmente assistito (reso legale in Italia dalla sentenza 242 del 2019 dopo il caso Dj Fabo) a oggi, dopo tre mesi e nonostante due diffide e svariate visite mediche, non avrebbe ancora trasmesso la relazione finale e il parere del comitato etico come richiesto dalla prassi.

E così, nonostante sia in possesso di tutti i requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale, la donna ha scelto comunque di partire verso la Svizzera: sono ormai diventate intollerabili le sofferenze che la paziente, malata da più di 20 anni e tetraplegica dal 2015, è costretta a sopportare.

Cappato: "Tempi certi per chi chiede di essere aiutato a morire"

"Devono esserci tempi certi nelle risposte da dare alle persone che chiedono di essere aiutate a morire", erano state le parole del tesoriere dell'associazione Luca Coscioni Marco Cappato, che aveva portato il caso di Ines nell'aula consiliare di Regione Lombardia. "Non è dignitoso e non è umano tenere mesi o addirittura anni in attesa di una risposta persone con patologie irreversibili e sofferenze insopportabili. Persone che hanno diritto di essere aiutate a morire, come ha già stabilito la Corte costituzionale".

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