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Neonata positiva al Covid e in attesa di trapianto di midollo: a salvarla potrebbe essere la sorella

Sono stazionarie le condizioni della neonata di sei mesi positiva al Covid arrivata a Brescia da Lecce nei giorni scorsi per sottoporsi a trapianto di midollo. Si spera nella compatibilità della sorellina per un trapianto immediato.
A cura di Chiara Daffini
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Tra qualche anno potrà vantarsi con gli amichetti di aver viaggiato in una navicella aeroterrestre insieme alla sua mamma. Adesso, però, è ancora il momento di lottare e a fare il tifo per lei c’è tutta l’Italia. Sono stabili le condizioni della bimba di sei mesi, positiva al Covid e in attesa di trapianto di midollo osseo, trasportata nei giorni scorsi da Lecce all’ospedale Civile di Brescia a bordo di un C-130J dell'Aeronautica Militare, al cui interno era stata posizionata una barella di isolamento avio trasportabile. La piccola ha viaggiato insieme alla mamma, anche lei positiva al Covid, ed è ora assistita dall’equipe di Oncoematologia pediatrica diretta dal professor Fulvio Porta, che opera all’interno del più antico ospedale pediatrico della Lombardia e del centro di riferimento nazionale per il trapianto di midollo osseo. "Negli ultimi trent’anni – osserva il professor Porta a Fanpage.it – abbiamo eseguito circa 700 trapianti su bambini arrivati da tutta Italia e da dodici Paesi esteri, stiamo cercando la soluzione migliore per la piccola".

Un caso complesso, tre ipotesi 

La bambina soffre di un’immunodeficienza combinata grave, condizione per cui è necessario il trapianto di midollo. Il Covid circolava nella sua famiglia da diverso tempo: la madre l’aveva contratto al settimo mese di gravidanza, con variante Delta, e ora con la Omicron. Positivi sono anche il papà e la sorellina, rimasti in Puglia. "Con un sistema immunitario così compromesso – constata Porta – per la piccola è impossibile liberarsi dal Coronavirus, ma al tempo stesso alcuni tipi di trapianto sarebbero insostenibili in una condizione così debilitata". Quindi i medici del Civile stanno vagliando diverse ipotesi. "La più lineare – spiega il primario – sarebbe effettuare un trapianto di cellule staminali dalla sorella, in questo modo potremmo trasferire le cellule così come sono e anche con il Covid in corso. Una volta trapiantate le nuove cellule e riattivato il sistema immunitario, la bambina riuscirebbe a liberarsi dal virus".

Ma solo fra quattro o cinque giorni si saprà se l’altra bimba è compatibile, nel frattempo sono allo studio altre soluzioni. "Da una prima analisi – dice Porta -, crediamo che la paziente abbia un’immunodeficienza primitiva, da deficit dell’enzima Ada (AdenosinDeAmminasi, ndr). Potremmo quindi somministrare una molecola per correggere in modo transitorio tale mancanza, far sì che la bambina si riprenda dal Covid e procedere successivamente a un trapianto dalla banca dei donatori, che però richiede un tempo di almeno tre mesi, oppure dai genitori stessi, le cui cellule vanno trasformate, perché compatibili al 50 per cento".

Il professor Fulvio Porta
Il professor Fulvio Porta

La speranza c’è

Si tratta di procedure avveniristiche, che tuttavia l’equipe di Porta ha già sperimentato su centinaia di pazienti, per cui la prognosi per la piccola può far ben sperare. Intanto mamma e bambina si trovano ricoverate in un reparto Covid attrezzato per piccoli che, oltre al virus, hanno altre patologie importanti come la leucemia. Quattordici, in tutto, i bimbi degenti e bisognosi di un livello di assistenza elevato, per malattie spesso molto serie. Aggravate da un virus che da due anni ha cambiato il pianeta.

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