“Nella Rsa di Milano sono morte 6 persone per un lavoro da 60mila euro non fatto”: la denuncia del Cub
Che nella Casa di riposo per Coniugi di Milano ci fossero problemi di personale e di ordinaria manutenzione il sindacato Cub Sanità lo sosteneva da settembre dell'anno scorso. All'interno della Rsa di via dei Cinquecento nella notte di venerdì 7 luglio è scoppiato un incendio che ha portato alla morte di sei ospiti.
Dai primi sopralluoghi è emerso che in servizio a quell'ora, intorno all'una, c'era solo un addetto antincendio e che il sistema di rilevamento dei fumi non era funzionante. "Sala dice che è colpa delle gare d'appalto se non sono riusciti a mettere in regola l'impianto", commenta Walter Gelli, responsabile di Cub Sanità a Fanpage.it, "ma avrebbe potuto disporre in deroga qualsiasi misura. Stiamo parlando di 60mila euro, quei morti ci sono costati 10mila euro l'uno".
Il problema del sistema antincendio
In un'intervista al Tg1, il sindaco di Milano Beppe Sala aveva detto che "il 19 giugno si era chiusa una gara e le commissioni stavano esaminando le offerte. Nel pubblico i tempi sono troppo lunghi, il gestore doveva vigilare nel frattempo. La gara era aggiudicata e poi abbiamo avuto una ‘interdittiva'". In sintesi, chi aveva vinto la gara era stato definito "inadatto alla gestione", perciò si sarebbe dovuto procedere con una seconda gara.
Quello che è trapelato, però, è che il sistema antincendio nella Casa per Coniugi non funzionava da mesi, si parla di quasi un anno e mezzo. "Noi siamo cascati dal pero quando è arrivata questa notizia", ha dichiarato Gelli. Al sindacato Cub era arrivata la foto dell'avviso appeso all'interno della struttura solo il giorno prima dell'incendio, il 5 luglio: "Non abbiamo fatto in tempo a capire cosa stava succedendo".
"Se il compito di garantire il funzionamento degli impianti spetta al committente, cioè il Comune", osserva Gelli, "spetta invece all'appaltante, cioè al datore di lavoro, trovare mille soluzioni per impedire che un malfunzionamento così grave possa avere conseguenze". Stando al racconto dell'addetto antincendio in servizio quella notte, invece, c'era una sola persona che doveva sorvegliare due strutture: la Casa per Coniugi di via dei Cinquecento e la Virgilio Ferrari su via Panigarola.
La carenza di personale effettivo
Queste due strutture sanitarie fino al 2008 era gestita interamente del Comune di Milano. "Dopo aver speso più di 50 milioni di euro per rimetterle a nuovo, Moratti le ha consegnate alla cooperativa privata", racconta Gelli. Si tratta della Proges, un gruppo che gestisce 300 strutture distribuite in 11 regioni italiane.
Le organizzazioni sindacali, in particolare Cub Sanità, da settembre dello scorso anno raccolgono segnalazioni e inviano solleciti riguardo il lavoro svolto dalla cooperativa nelle strutture milanesi. "A settembre abbiamo iniziato a chiedere incontri con loro", spiega il responsabile del sindacato. Quello che veniva contestato era innanzitutto il personale impiegato nelle Rsa. "Su carta erano in regola con le norme di accreditamento, ma le presenze effettive erano al di sotto di una normale organizzazione del lavoro".
Cub ha raccolto testimonianze di turni di lavoro che "arrivavano a essere anche fino a 60 ore alla settimana", spiega Gelli, giorni in cui erano in servizio "cinque persone in nuclei divisi su tre piani: significa che quando di notte uno si deve allontanare dal suo reparto per aiutare un collega a muovere un ospite (per obbligo bisogna farlo in due) in quel momento lasci sguarnita la tua zona dove dovresti garantire almeno custodia e sorveglianza".
Le segnalazioni inviate al prefetto
L'8 novembre Cub ha inviato una email alla prefettura sulle ‘Condizioni di pazienti e operatori nelle strutture socio sanitarie-assistenziali' in cui si parlava proprio del personale effettivamente impiegato nelle strutture sanitarie e delle "problematiche strutturali" quali: "Sollevatori, letti carrelli per igiene, non vengono riparati e manutentati a dovere".
Ricevute le segnalazioni, il 10 novembre il prefetto di Milano ha chiesto ad Ats di "svolgere ogni utile approfondimento con riguardo alle criticità segnalate". La relazione finale è arrivata. il 13 gennaio, in cui Ats scriveva di un quadro che attestava alcune problematiche sul piano delle risorse umane impiegate, ma che non erano "emersi dati critici rispetto agli standard attesi". Infine, la conciliazione tra le parti il 5 aprile scorso in cui Proges ha affermato che: "I problemi ci sono, ma il sindacato ne fa una rappresentazione distorta".
"Mentre discutevamo sugli armadi fatiscenti e sulla carenza di personale, nessuno ha mai parlato degli impianti antincendio che non funzionavano da tempo", osserva Gelli. Per la mattinata di martedì 11 luglio è previsto un presidio del sindacato Cub insieme a Medicina Democratica: "Valuteremo se questa roba sfocerà in un processo di costituirci parte civile in nome dei cittadini e noi dei lavoratori", conclude il responsabile.