Nella Lombardia zona rossa non si fanno più tamponi ai contatti stretti di casi positivi
In Lombardia, e specialmente a Milano, la situazione è esplosiva. Nonostante il presidente della Regione Attilio Fontana e il sindaco di Milano Beppe Sala insistano nel prendersela con il governo, la situazione del tracciamento dei casi (il cosiddetto contact tracing) è ormai definitivamente fuori controllo. Ieri l’Ats di Milano (l’Agenzia di tutela della salute della città) ha comunicato a tutti i medici di base che l’esecuzione del tampone ai cosiddetti “contatti stretti” (cioè coloro che hanno avuto interazioni con un paziente risultato positivo al Coronavirus) non è già considerata una priorità e verrà temporaneamente sospesa. In sostanza si scrive che i tamponi verranno fatti solo a chi presenta sintomi della malattia ma non a chi invece nonostante un contatto accertato mostri di essere asintomatico.
Il direttore sanitario Demicheli aveva già lanciato l'allarme: Tracciamento saltato
A dire il vero la notizia non è così inaspettata se si tiene conto che già una quindicina di giorni fa il direttore dell’Ats di Milano Vittorio Demicheli aveva ammesso che il tracciamento dei contatti era ormai praticamente saltato lamentando di avere a disposizione solo 150 tracciatori (numero triplicato rispetto all’inizio della pandemia): una forza lavoro assolutamente insufficiente per tracciare i circa 30-40 contatti che ogni paziente positivo in media ha avuto, vista l’impennata dei contagi e visto il riattivarsi della vita sociale e professionale di queste ultime settimane. Durante il lockdown ogni caso positivo aveva 3-4 contatti, oggi questo numero è salito a 30-40. La lettera inviata ai medici è molto chiara e dice che ogni giorno "vengono registrati quasi quattromila nuovi casi positivi", circa 20 volte i casi di settembre, la curva viene definita "estremamente rilevante". Secondo Ats Milano sarebbero già diecimila le persone sintomatiche che si sarebbero registrate solo sul portale dell’azienda. "I tempi di attesa si stanno inevitabilmente dilatando, rendendo certamente più complessa l’attività di sorveglianza e tardiva quella diagnostica", scrive l’Ats, raccomandando ai medici di medicina generale di spiegare ai pazienti di non raggiungere gli ambulatori per nessun motivo, di mettersi in quarantena per 14 giorni (salta quindi anche il tampone al decimo giorno di quarantena) e di "sospendere l’esecuzione dei tamponi per i contatti stretti". Vittorio Demicheli proprio oggi in un’intervista al Corriere della Sera sul contact tracing dice senza mezza termini che "purtroppo il contact tracing è in ritardo, nonostante gli sforzi nel potenziamento degli operatori destinati a tracciare i contatti a rischio e l’adozione dell’auto-tracciatura".
Rozza (Pd): Senza il tracciamento dei contatti stretti il lockdown è indispensabile
"Persa la questione dei contatti stretti il lockdown non solo è necessario ma indispensabile – dice a Fanpage.it Carmela Rozza, consigliera regionale del Partito democratico – Rischiamo di avere gente chiusa in casa infetta e nessuno sul territorio che ci dice come stanno. A febbraio ci hanno detto che la situazione era causata dallo tsunami che si era abbattuto all’improvviso e che quindi hanno fatto quello che potevano fare, adesso cosa ci raccontano che non sta funzionando nulla e c’era tempo per organizzarsi la sanità di territorio che non c’era e che non è stata organizzata?". Gregorio Mammì, consigliere regionale M5S Lombardia, membro commissione Sanità, dice a Fanpage: "Perché si è scelto di complicare l’utilizzo di tamponi rapidi che nascono, come ricordato nella premessa della Dgr, per semplificare e rendere più rapido ed efficace uno screening della popolazione? Oggi si scopre che Ats Milano ha inviato una nota ai Medici di Medicina Generale per invitarli a non prescrivere più tamponi molecolari per i ‘contatti stretti con positivi', senza fare alcun accenno alla possibilità di screening attraverso i tamponi rapidi. Come sempre vige il caos!".