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Neanche Salvini crede che il saluto romano di La Russa fosse un gesto militare

A tre giorni dalle elezioni Matteo Salvini bacchetta Romano La Russa per il presunto saluto romano, dimostrando di non credere alla spiegazione proposta dagli alleati di Fratelli d’Italia.
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La giustificazione data da Romano La Russa, assessore alla sicurezza della Regione Lombardia e fratello del più noto Ignazio, al video che lo immortala mentre fa il saluto romano a un funerale non ha convinto molti (in primis la Procura, che ha aperto un fascicolo). E la polemica sull'opportunità che un esponente di Fratelli d'Italia potesse fare un gesto fascista è continuata nonostante il tentativo dello stesso La Russa e del suo partito di minimizzare l'accaduto. Quello che, invece, non ci si aspettava è che a tre giorni dalle elezioni potesse essere addirittura il principale alleato di Giorgia Meloni a mettere in discussione la spiegazione offerta.

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L'affondo di Matteo Salvini

Per commentare il video, diffuso in anteprima da Il Fatto Quotidiano, è intervenuto anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che – nonostante manchino pochi giorni al voto – non ha perso l'occasione per criticare il gesto di La Russa e soprattutto per screditare la giustificazione ufficiale proposta da FdI.

"Io – ha commentato il leader del Carroccio – quando vado a un funerale prego e non alzo il braccio teso. Sicuramente se la poteva risparmiare". E poi ha rincarato la dose: "Quando uno va in chiesa prega, stringe la mano nel segno della pace, non alza il braccio teso. Questo mi sembra evidente".

Mentre sull'opportunità che il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana (in quota Lega), possa far dimettere l'Assessore alla Sicurezza Salvini ha scaricato la scelta, senza però escluderla del tutto: "Io sono per le autonomie, quindi lascio che sindaci e governatori scelgano. Il governatore Fontana farà le sue scelte, ma mi sembra veramente qualcosa di cui l’Italia non ha bisogno".

È già aria di crisi

E cosi anche non escludere a priori la necessità di chiedere le dimissioni di un assessore della stessa maggioranza appare come un messaggio agli alleati che, stando ai sondaggi, nelle prossime elezioni dovrebbero giocare il ruolo dei padroni di casa nel centrodestra.

Ma soprattutto le parole di Salvini dimostrano che neanche lui crede alla fantasiosa spiegazione dell'accaduto proposta da La Russa. L'assessore ha infatti spiegato che il gesto del braccio destro alzato con la mano tesa non sia da ricondurre al saluto fascista, bensì a un non meglio precisato "rituale militare”

Oltre al fatto che il rituale non è ancora stato identificato, neanche da chi ben conosce il mondo militare, quello che lascia perplessi molti, fra cui probabilmente anche Salvini, è il motivo per il quale si sarebbe dovuto fare un saluto militare al funerale di un soggetto che non risulta aver seguito quella carriera. Ma che, però, risulta essere stato arrestato nel 1974, insieme a La Russa, in seguito ad alcuni scontri di piazza perpetuati da movimenti di estrema destra.

Con le sue parole, Salvini ha dimostrato di non credere neanche all'altrettanto fantasiosa spiegazione proposta dalla direzione di Fratelli d'Italia (e quindi da Giorgia Meloni): "il movimento del braccio di Romano non ha nulla a che fare con il saluto fascista ma, al contrario, testimonia il suo invito ai presenti ad astenersi dal saluto".

Secondo il suo partito, quindi, La Russa è sì stato immortalato inequivocabilmente con il braccio alzato, ma nel momento in cui con il suo braccio alzato tentava di abbassare quello degli altri che facevano il saluto romano.

Ma neanche questa ricostruzione convince Salvini che non ha paura di esprimere i suoi dubbi e andare contro gli alleati tre giorni prima delle elezioni. E il dubbio è che abbiano iniziato a litigare già prima di iniziare a governare insieme.

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Giornalista dal 2012, attualmente sono capo area Milano a Fanpage.it. Già direttore responsabile di Notizie.it, lavoro nell'editoria digitale dal 2009. Docente e coordinatore dell'Executive Master in Digital Journalism dell'Università Umanitaria. Autore di tre libri inchiesta sulla criminalità organizzata. Nel 2019 ho vinto il "Premio Europeo di Giornalismo Giudiziario e Investigativo".
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