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Nazzareno Canuti e lo scudetto dell’80: “Con Oriali, Baresi e gli altri dell’Inter andiamo ancora a cena ogni mese”

“In una squadra, per vincere qualcosa, deve esserci amicizia. Una squadra di amici sicuramente fa qualcosa di buono. In caso contrario, non vinci niente”: a dirlo a Fanpage.it è Nazzareno Canuti, classe 1956, nativo di Bozzolo (Mantova), uno scudetto con l’Inter nel 1979-80, due Coppe Italia, sempre con i nerazzurri e un campionato di serie B, vinto con il Milan.
A cura di Paolo Giarrusso
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Che cosa stanno facendo? Com'è la loro vita ora? Com'è cambiato il calcio, rispetto ai tempi in cui lo praticavano? Sono domande che ogni tanto ci poniamo e, dopo Carlo Muraro, Giampiero Marini, Ivano Bordon, è la volta di rivolgerle a Nazzareno Canuti. Classe 1956, nativo di Bozzolo (Mantova), uno scudetto con l'Inter nel 1979-80, due Coppe Italia, sempre con i nerazzurri e un campionato di serie B, vinto con il Milan, Canuti racconta a Fanpage.it la sua esperienza calcistica e l'amicizia con i compagni con cui ha vinto lo scudetto dell'Inter nell'80.

Nazzareno com'è la tua vita ora? Di cosa ti occupi?

Sono sempre in movimento: tutti i giorni. Vado in palestra, faccio nuoto e quindi mi tengo un po' allenato. Per il resto guardo le partite e vado allo stadio spesso e volentieri. Una vita tranquilla. Niente di strano.

Subito dopo il ritiro dall'attività agonistica, qual è stata la tua attività? 

Niente che abbia riguardato il calcio. Appena ho smesso sono stato un anno senza far nulla per vedere cosa mi poteva piacere. Poi, ho fatto l'agente di commercio per un
colosso dell'hi-fi e della televisione, con raggio d'azione in Lombardia.

Ti piace il calcio di oggi?

Non mi piace. Adesso hanno preso tutti l'abitudine di "partire dal basso" e si gioca meno al calcio perché mezz'ora va via per tenere la palla nella propria area. Si gioca di meno, insomma. Ai miei tempi c'era più libertà, più fantasia, più creatività. Le basi per giocare al calcio sono di grande semplicità: passare bene la palla, marcare, smarcarsi. Non si perdeva tempo in mille tocchetti. Si passava la palla a chi di dovere e te la giocavi. Era un calcio totalmente diverso, ma sempre con le stesse regole. In sostanza, se sbagli il passaggio, non arrivi alla porta avversaria.

Esistono ancora le cosiddette ‘bandiere'? E dov'è finito l'attaccamento alla maglia?

Da 10 anni a questa parte, le “bandiere” non ci sono più o se ci sono sono rarissime. Il calcio di oggi è così. Stanno qui un anno o due bene poi vanno in Qatar o in Arabia dove danno un mare di denaro. Diciamo che per il vil denaro, purtroppo, il calcio è cambiato. L'attaccamento alla maglia è finito, finito davvero.

Nazzareno Canuti: 130 presenze e 1 gol con l'Inter dal 1975 al 1982. Che cosa ti ha dato questa squadra, questa società?

Io ho iniziato a 14 anni. Quando abbiamo vinto lo scudetto, nel 1969-70, facevo il raccatapalle. Da allora sono rimasto interista. Quando ho vinto lo scudetto da giocatore con l'Inter, nell'Ottanta, ho realizzato il mio sogno.

Ci sono campioni di altri sport che ammiri o che hai ammirato?

Ti dico Sinner, oggi come oggi. Secondo me è l'esempio di come deve comportarsi e deve essere uno sportivo.

Hai avuto e hai amici nel mondo del calcio? Tra i giocatori di una stessa squadra può esistere l'amicizia? E se sì, può essere un'arma in più, sportivamente parlando?

In una squadra, per vincere qualcosa, deve esserci amicizia. Una squadra di amici sicuramente fa qualcosa di buono. In caso contrario, non vinci niente. A testimonianza di ciò, ti dico che noi dello scudetto dell'80 (io, Giancarlo Pasinato, Gabriele Oriali, Giuseppe Baresi, Alessandro Altobelli, Evaristo Beccalossi, ecc.) una volta ogni due mesi o una volta al mese ci troviamo a cena, tutti assieme: eravamo amici e lo siamo tuttora.

Si può essere amici di giocatori di altre squadre?

Decisamente e assolutamente sì. L'amicizia va al di là del colore della maglia. L'amicizia è amicizia, non conta nulla il colore della casacca.

Di te, Wikipedia dice: ‘Difensore non tecnico, forte atleticamente e abile nel gioco di testa'. Ti riconosci in questa definizione?

Sì certo. Nel calcio di allora, il marcatore non era tenuto ad avere i cosiddetti piedi buoni. La mia fortuna era che, non avevo i piedi buoni, ma ero ambidestro. Non ero eccelso nella tecnica, ma con Eugenio Bersellini allenatore e tanto allenamento, sono migliorato. Devi sempre allenarti tutti i giorni: solo così migliori. Un po' come accade a scuola.

Tu hai giocato tante volte a San Siro. Cosa pensi di un suo eventuale abbattimento?

È una grande c…..a! Spero che non facciano una stupidata del genere. Buttare giù uno stadio così è proprio da pazzi. Rimodernarlo, mi sta bene, ma
abbatterlo no. Assolutamente no.

Comanda sempre di più il dio denaro, anche nel mondo del calcio, senza dubbio. Qual è il calcio che sogna di vedere Nazzareno Canuti?

Un calcio che non sia schiavo, prima di tutto, delle televisioni. Il “calcio-spezzatino”, come lo definisco io, al lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato, tutti i giorni,
insomma… non lo sopporto. Era così bello, quando si giocava alla domenica, tutti allo stesso orario. Il calcio dovrebbe tornare a questo. Sempre questo maledetto denaro. Se vuoi vedere la partita, devi pagare, mentre, il football, a mio avviso, dovrebbe essere visto da tutti.

Quale desiderio hai ancora da realizzare e che è custodito nel famoso cassetto dei sogni?

Il mio desiderio è che la salute mi assista. Chi sta bene in salute, oggi è ricchissimo. Mi auguro e auguro a tutti di avere, sempre, tanta salute.

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