Nasconde migliaia di euro in contanti nel mappamondo: aveva paura di non poter pagare le tangenti
Aveva paura di rimanere a corto di contanti e non riuscire a pagare le tangenti ai medici che gonfiavano le prescrizioni delle protesi dentarie che la sua azienda produceva. Così Roberta Rosaria Miccichè aveva scovato un curioso nascondiglio per custodire il denaro.
L'imprenditrice ricompensava i medici compiacenti
A scoprirlo sono stati gli inquirenti che hanno ascoltato le conversazioni della donna, legale rappresentante di Wisil Latoor Srl, un laboratorio dentistico milanese, intercettata nell'ambito dell'inchiesta che la vede indagata e che l'ha condotta per la seconda volta in cinque mesi agli arresti domiciliari.
Secondo quanto ricostruito nelle indagini della Procura, gli odontoiatri all'atto della prescrizione di protesi dentarie ai propri pazienti aggiungevano alcuni interventi tecnici non eseguiti o non necessari che facevano lievitare il costo finale. L'extraprofitto, sempre tra il cinque e il dieci per cento del valore reale delle protesi, veniva poi spartito a metà con il laboratorio che produceva gli apparecchi.
Nelle intercettazioni ascoltate dagli inquirenti, Miccichè era assillata dalla preoccupazione di non riuscire a compensare adeguatamente i favori dei medici compiacenti. Uno in particolare era al centro dei suoi pensieri. Si tratta di Stefano Ferrari Parabita, medico odontoiatra di 60 anni, libero professionista, ma convenzionato con il sistema sanitario nazionale.
I contanti nascosti nell'ufficio della donna
Le accuse a carico di Parabita si riferiscono al biennio 2020-2022 quando collaborava con il San Raffaele nella Smart Dental Clinic del Gruppo San Donato e avrebbe fatto eseguire alcuni lavori alla Wisil Latoor ricavandone 26mila euro in contanti. Soldi che però sono arrivati a fatica. "L'anno scorso gliene ho dati 10/12 – diceva Miccichè in un'intercettazione -, ma dove li trovo ‘sti soldi io non ce li ho, per questo ho bisogno di incassare perché se no è un disastro…».
Le indagini hanno quindi scoperto il cosiddetto "fondo Parabita" nascosto in un mappamondo dell'ufficio della donna. Miccichè aveva imbottito il globo di contanti così come documentato dalle cimici posizionate all'interno dell'ufficio e da una successiva perquisizione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano. In quell'occasione i militari avevano rinvenuto, stipati nel mappamondo, 3800 euro in contanti.
Le preoccupazioni dell'imprenditrice erano motivate dal fatto che Stefano Ferrari Parabita sarebbe potuto diventare una miniera d'oro per il giro d'affari messo in piedi. L'odontoiatra infatti sarebbe stato destinato ad approdare al Pio Albergo Trivulzio.
"È la classica Rsa dove ci sono i vari vecchietti… Il Trivulzio secondo me è un grosso bacino", aveva commentato Roberto Ticenghi, un intermediario di Miccichè intercettato dagli inquirenti e anche lui finito agli arresti domiciliari. Gli ospiti della casa di cura sarebbero potuti diventare nuovi pazienti a cui spillare denaro se le Fiamme Gialle non avessero puntato il faro su un business attivo da decenni.