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Nasconde materiale pedopornografico su cellulare e pc: condannato un carabiniere

Un carabiniere di 50 anni è stato condannato a due anni e due mesi per detenzione e divulgazione online di materiale pedopornografico che nascondeva all’interno del suo cellulare e pc.
A cura di Giorgia Venturini
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È arrivata la condanna di primo grado a due anni e due mesi per un carabiniere di 50 anni: l'accusa è di detenzione e divulgazione online di materiale pedopornografico. A decidere la sentenza di condanna è stato il giudice per l'udienza preliminare – il militare aveva deciso per il rito abbreviato per avere nel caso uno sconto di pena – Carlo Ottone De Marchi: le porte del Tribunale di Milano si erano aperte a seguito dell'inchiesta coordinata dall'aggiunto Letizia Mannella e dal pubblico ministero Antonio Cristillo. In aula invece il carabiniere era difeso dall'avvocato Roberto Grittini.

Le indagini scattate a Trieste

Le manette per il 50enne erano scattate dopo l'arresto all'inizio di aprile: le indagini erano iniziate a fine dello scorso anno dopo una segnalazione della Polizia postale di Trieste che stava lavorando su un'indagine molto più ampia. Durante una perquisizioni i poliziotti avevano trovato all'interno del computer e del telefono cellulare le immagini pornografiche con protagonisti alcuni minori. Dopodiché a marzo il giudice per le indagini preliminari avrebbe disposto l'arresto: il carabiniere sarebbe quindi stato portato in carcere a San Vittore. Ora il gup ha deciso di condannare il carabiniere ritenendolo responsabile di diffusione di materiale pedopornografico.

Arrestato per pedopornografia un ragazzo di 22 anni

Lo scorso anno un ragazzo bresciano di 22 anni era finito in carcere per lo stesso reato. All'interno dei suo telefono le Fiamme Gialle avevano trovato alcuni file contenente materiale pedopornografico: tra le immagini c'era anche un video in cui si vede una bambina di soli 9 anni ripresa mentre si trovava all'interno di un appartamento solitamente frequentato proprio dal 22enne indagato. In pochi giorni così il giudice per le indagini preliminari ha deciso del la custodia cautelare in carcere inattesa di processo.

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