Muore il boss del Milanese Ciccio Valle, è polemica per il manifesto funebre: “Uomo di grande bontà”
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"Uomo di grande forza e bontà", lo descrive il manifesto funebre voluto dalla famiglia. È quello di don Francesco "Ciccio" Valle, morto a 87 anni nella sua casa di Settimo Milanese (Milano) mentre si trovava ai domiciliari a scontare una condanna di 21 anni per associazione mafiosa: era stato scarcerato nel 2016 per motivi di salute, che ne rendevano incompatibile la detenzione tra le sbarre.
"Un esempio di amore e dedizione per la famiglia. La sua saggezza, il suo sorriso e il suo affetto resteranno per sempre nei cuori di chi lo ha conosciuto". Parole, quelle volute dai quattro figli, dalla moglie e dai familiari, in netto contrasto con le svariate sentenze di condanna nei confronti del boss del quartiere Archi di Reggio Calabria, trasferitosi a Vigevano a inizio anni Ottanta a seguito di una faida di ‘Ndrangheta e poi allargatosi nella periferia sud-ovest di Milano negli anni Novanta, tra Bareggio e Cisiliano, dove si è dedicato in modo particolare all’usura e all’estorsione.
Nel 1992 la famiglia Valle viene arrestata, e nel 1993 il boss Francesco Valle viene condannato a 9 anni di carcere insieme al figlio Fortunato (7 anni) e ad altri. Nel 2010, dopo aver stretto rapporti con i Lampada e allargato gli affari nel mondo dei videopoker, i membri del clan vengono di nuovo arrestati con l'accusa di estorsione nei confronti di alcuni imprenditori e commercianti locali: in questa occasione vengono sequestrati alla famiglia 138 immobili, e conti correnti del valore di 8 milioni di euro. La condanna per associazione mafiosa, confermata dalla Cassazione, arriva invece nel 2016.