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Muore dopo un intervento per perdere peso: indagato anche il medico che la seguiva dopo l’operazione

Anna Giugliano, 28 anni, avrebbe chiamato più volte l’Humanitas di Rozzano per lamentare i dolori all’addome che la tormentavano. Il medico che la doveva seguire dopo l’operazione per perdere peso le avrebbe prescritto solo paracetamolo e altri esami. È stato iscritto nel registro degli indagati.
A cura di Fabio Pellaco
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Anna Giugliano
Anna Giugliano

C'è un altro indagato per la morte di Anna Giugliano, la donna di 28 anni che a marzo 2023 è morta dopo essersi sottoposta a un intervento per ridurre il peso all'ospedale Humanitas di Rozzano, nell'hinterland Milanese. Dopo il chirurgo che ha eseguito l'operazione, è stato iscritto nel registro degli indagati anche il medico che doveva seguire la giovane una volta rientrata a casa.

Morta di sepsi dopo un intervento di riduzione del peso

Anna Giugliano, residente in Lombardia, era stata sottoposta l'8 marzo a un intervento per la perdita di peso con l'applicazione di un bypass gastrico. L'operazione, ormai diffusa in tutto il mondo, serve a creare una minuscola tasca gastrica in grado di contenere solo una piccola quantità di cibo. La procedura, largamente diffusa in tutto il mondo, porta a diminuire la quantità di cibo ingerito portando alla perdita di peso.

La giovane era stata dimessa subito dopo l'intervento senza alcuna complicazione, ma dieci giorni dopo ha iniziato ad avvertire forti dolori all'addome. La 28enne si è recata di corsa al pronto soccorso dell'Humanitas, ma le sue condizioni erano ormai troppo gravi ed è morta poche ore dopo.

Secondo quanto riferito dall'avvocato della famiglia, Ciro Giordano, sarebbe avvenuto "un errore al momento della sutura che non sarebbe stata completata nel modo necessario a evitare la fuoriuscita nell'addome di liquidi corporei che poi, infettandosi, hanno causato la morte per sepsi".

Un'altro medico tra gli indagati

Dall'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pubblico ministero Valentina Mondovì, è emerso che dopo i primi sintomi dell'infezione la donna aveva contattato più volte l'ospedale per lamentare i suoi dolori. Il medico che la seguiva nella fase post-operatoria le avrebbe prescritto una compressa di paracetamolo per la febbre alta e ulteriori analisi per chiarire la natura del malessere.

Ad aprile era stato iscritto nel registro degli indagati il chirurgo che le aveva applicato i punti di sutura con l'accusa di omicidio colposo. Oggi è stato indagato anche il secondo medico. Per gli inquirenti si tratta di un "atto dovuto" utile a proseguire gli accertamenti clinici sulla vicenda.

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