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Muore di tumore la 14enne rifiutata da più scuole: “Non le hanno permesso di realizzare il sogno di studiare”

Una ragazza di 14 anni è morta a causa di un tumore che le aveva già tolto la possibilità di camminare. A febbraio, però, quando si era trovata a scegliere la scuola superiore che avrebbe voluto frequentare, ha trovato problemi strutturali nelle strutture che le avrebbero impedito di studiare quello che sognava.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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Una ragazza di 14 anni è morta sabato scorso, 22 aprile. Un tumore maligno le aveva colpito le cellule ossee, l'osteosarcoma, e nonostante le cure nelle ultime settimane era peggiorato al punto da toglierle la vita. Prima, però, le aveva tolto anche la possibilità di camminare visto che si era rivelata necessaria l'amputazione di una gamba. "Come tutti i ragazzi della sua età, anche lei a febbraio ha pensato di iscriversi a una scuola superiore", racconta a Fanpage.it Luca Pellizzer, il presidente del Comitato genitori dell'oncologia pediatrica dell'Istituto nazionale tumori che ha seguito la famiglia della 14enne, "sono venute fuori problematiche strutturali vergognose, un disinteresse totale da parte delle istituzioni fino a che non è morta".

La scelta della scuola superiore

La giovane studentessa aveva un sogno: frequentare una scuola di grafica pubblicitaria. La sua prima scelta era l'Istituto Rizzoli, di via Pusiano a Milano. "Quando ci siamo rivolti a loro ci hanno detto che non avevano insegnanti di sostegno da dedicarle", spiega Rizzoli, "che comunque a lei non servivano visto che aveva problemi solo dal punto di vista motorio".

Scartata la prima opzione, si passa alla seconda: il Caterina da Siena di viale Lombardia, sempre in città. Qui il problema che si presenta di fronte alla ragazza è ben più assurdo e, per lei, impedente. "In quella scuola sono 20 anni che il montacarichi è rotto", ribadisce il presidente del Comitato genitori ricordando le interviste rilasciate dalla preside.

Il sistema non funzionerebbe per un problema relativo alla centralina tecnica. Città Metropolitana aveva fatto sapere che un intervento era in agenda per febbraio, ma che è stata costretta a rinviarlo per mancanza di matieriale. "Dicono che per ripararlo costerebbe poche migliaia euro, nel 2023 a Milano non riusciamo a far andare a scuola una persona con disabilità perché non funziona un montacarichi?", si chiede Pellizzer.

E questa mancanza finirebbe per danneggiare anche chi, un insegnante o uno studente, che per un motivo qualunque si fa male a una gamba: "Ci sono materie previste nell'istituto grafico che necessitano la presenza dello studente, che non si possono seguire con la didattica a distanza".

"È morta sapendo di non essere stata accettata dalla scuola che voleva fare"

Ricevendo questi rifiuti, la parte forse più difficile è stata comunicarli alla ragazza. "Ho cercato di rassicurare lei e la sua famiglia, dicendogli di stare tranquilli perché siamo a Milano, di avere fiducia, ma sapevo benissimo che gli stavo dicendo una bugia", ricorda Pellizzer, "questa ragazza è morta sapendo di non essere stata accettata da una scuola che avrebbe voluto fare. Si parla di famiglie che hanno già difficoltà nell'affrontare la malattia e a 14 anni tutto quello che vuoi è poter tornare a fare le cose di sempre, di tornare a scuola".

Lei, poi, una realtà scolastica dove si sentiva accolta e a suo agio l'aveva trovata. La scuola media Cairoli non le ha fatto mancare nulla nell'anno e mezzo che l'ha ospitata: "Al momento del passaggio alle superiori, la situazione è diventata allucinante". Ma quello che non si spiegano ancora Pellizzer e gli altri membri del Comitato è come sia stato possibile che nessuno abbia mai risposto alle mail e alle chiamate. "Non so di chi è la responsabilità, quello che so per certo è che c'è stato un disinteresse totale", continua Pellizzer, "adesso che ci sono i riflettori puntati sulla sua storia, solo perché è morta, bisogna risolvere i problemi che lei ha incontrato, altrimenti ricominciamo d'accapo e di quel montacarichi da domani non se ne saprà più nulla e un'altra persona con difficoltà motorie non potrà comunque studiare là".

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