Muore davanti a Sky, il fratello di Giovanni Sala: “Ha avuto una vita difficile, si sarebbe potuto salvare”
Ci sono due ore e mezza di filmati che mostrano quanto è accaduto nella notte tra sabato e domenica 20 agosto davanti alla sede di Sky Italia di Rogoredo, a Milano. Giovanni Sala, o "Gianni" come lo chiamavano tutti, è morto su quel marciapiede di via Russolo tra le 00:30 e le 00:47, quando le due guardie giurate che lo avevano atterrato pochi istanti prima si sono resi conto che non si muoveva più e hanno tentato di praticargli il massaggio cardiaco. Il fratello minore del 34enne, Danilo, si è segnato minuto per minuto tutto quello che è successo quella notte e intervistato da Fanpage.it afferma: "Mio fratello si sarebbe potuto salvare se i vigilanti avessero chiamato subito il 118 invece di sbattere Gianni a terra. È vero, ha avuto una vita difficile, ma era un ragazzo fragile e molto sensibile".
Chi era Giovanni "Gianni" Sala, il racconto del fratello
"I nostri genitori si sono separati quando eravamo ancora piccoli, io avevo 7 anni e lui 9″, racconta Danilo, "lui ha vissuto questa situazione diversamente da me e penso che da lì non ha più avuto l'appoggio della famiglia. È cresciuto senza il padre e forse è stato traumatizzato da questo". Gianni, infatti, da Palermo dove era nato si era poi trasferito con la madre a Germignaga, in provincia di Varese.
Da qualche tempo, però, il 34enne dormiva alla stazione di Luino. "Ha avuto una vita difficile, abbiamo tentato parecchie volte di aiutarlo trovandogli lavori, case dove abitare e abbiamo provato con le comunità", continua Danilo, "ma lì non lo accettavano perché era maggiorenne e non potevano tenerlo contro la sua volontà. Non potevamo nemmeno fargli un Tso, perché non era mai aggressivo. Era un ragazzo buono, educato, non dava fastidio a nessuno".
I primi risultati dell'autopsia hanno stabilito che Gianni è morto per arresto cardiocircolatorio. Ma suo fratello è certo che era sano: "Faceva uso di droghe, ma andava anche in palestra". Proprio la palestra, a volte, riusciva a interrompere quelle dipendenze. "Poi però ci ricadeva sempre", ricorda Danilo, "forse perché non era abbastanza forte da eliminare quelle sostanze dalla sua vita".
La notte tra sabato 19 e domenica 20 agosto
Erano le 23:56 di sabato 19 agosto quando Gianni viene inquadrato per la prima volta dalle telecamere di videosorveglianza della zona. "Dai filmati si vede benissimo che era in uno stato confusionale: corre avanti e indietro tantissime volte, si guarda intorno, poi ricomincia a correre", commenta suo fratello. Il 34enne, infatti, corre così tanto che quando si avvicina alle due guardie davanti ai cancelli della sede Sky ha le braccia tese: "Era stremato da tutta quell'euforia che gli dava la droga che aveva in corpo", spiega Danilo.
È in questi minuti che, secondo la famiglia Sala, le due guardie giurate, un 46enne e un 64enne entrambi indagati per omicidio colposo, commettono i primi errori. "Invece di aiutarlo, di dirgli ‘siediti, bevi un po' d'acqua', lo hanno preso e sbattuto in strada, come fosse un pezzo di carne", commenta Danilo, "ma si vede anche nei video che non era minaccioso, ha preso un pugno in faccia e non ha nemmeno reagito. Non c'era motivo per reagire in quel modo".
Un vigilante teneva Gianni steso sul marciapiede con un ginocchio sulla schiena
Secondo il fratello di Gianni, le due guardie avrebbero dovuto chiamare subito il 118, in modo che poi se ne sarebbero presi cura loro. Invece, hanno gettato a terra il 34enne una seconda volta e il 46enne lo ha bloccato sul marciapiede con un ginocchio sulla schiena per 7 minuti. "Se hai una persona che ti tiene fermo in quel modo e per tutto quel tempo, anche una persona che non è sotto effetto di droghe cerca in tutti i modi di liberarsi", osserva Danilo, "Gianni non ce l'ha fatta forse perché era alterato, però ha provato fino a che il cuore ha ceduto".
"Ci sono persone che sono uscite dalla sede di Sky in quei minuti e nessuno ha osato dire ‘cosa stai facendo, togliti da ‘sto ragazzo' o ha chiamato le autorità, nessuno", afferma Danilo. L'ambulanza è arrivata in via Russolo quando ormai il 34enne non si muoveva più. Il personale sanitario ha provato a continuare il massaggio cardiaco iniziato dai due vigilanti, ma Gianni non si è più ripreso. "Hanno lasciato morite lì mio fratello", sostiene Danilo che poi assicura: "Aspettiamo l'esito finale dell'autopsia, poi faremo il nostro percorso fino in fondo. Gianni deve avere giustizia".