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Muore a 29 anni dopo un intervento per dimagrire: chiesta l’archiviazione per i medici, ma la famiglia non ci sta

Una giovane donna è morta dopo un intervento per dimagrire. La procura ha chiesto l’archiviazione per i medici, ma la famiglia si oppone: “Anna è morta perché lasciata morire”.
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Immagine di repertorio
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L'8 marzo del 2023, una ragazza di 29 anni decide di sottoporsi a un'intervento chirurgico per dimagrire. Dopo due giorni viene dimessa dall'ospedale, ma il 19 marzo viene ricoverata d'urgenza in pronto soccorso, e il 21 muore per una "insufficienza multiorgano da peritonite produttiva di shock settico". La famiglia mette subito in relazione le cause del decesso con l'operazione a cui si era sottoposta poco prima, a maggior ragione che la donna agave già manifestato dei malesseri, arrivando anche a scrivere ai medici che l'avevano operata. Dopo oltre un anno, però, la Procura di Milano ha deciso di chiedere l'archiviazione della loro posizione. Ma i familiari della giovane non ci stanno e, tramite i loro legali, annunciano l'opposizione.

Muore a 29 anni dopo un intervento per dimagrire

I fatti risalgono a oltre un anno fa: nel mese di marzo la ragazza, di neanche trent'anni, viene sottoposta a un'intervento dimagrante. L'operazione sembra essere andata bene e, dopo soli due giorni, viene dimessa dall'ospedale. Nella degenza a casa comincia, però, ad avvertire i primi problemi: dopo neanche dieci giorni le viene la febbre molto alta. Così decide di scrivere a uno dei medici che l'ha seguita per denunciare le sue condizioni di salute. Lui però non si allarma e non la convoca per visitarla. Appena trentasei ore dopo, la giovane è costretta ad andare d'urgenza in pronto soccorso: è in gravissime condizioni e, due giorni dopo, muore.

Chiesta l'archiviazione per i medici, la famiglia si oppone

Dopo il decesso cominciano le indagini per stabilire se c'è qualche responsabilità medica. Gli investigatori si concentrano in particolare su come è stata gestita la paziente dopo l'operazione, a maggior ragione quando ha denunciato diversi malesseri. Ma poi arrivano alla determinazione che la dimissioni siano state corrette e secondo i protocolli e che le complicazioni non erano in alcun modo prevedibili. E la risposta del medico alla mail della giovane donna, che presentava febbre alta? Secondo i magistrati milanesi, che ne ammettono l'inadeguatezza, non è però sufficiente a dimostrare che la ragazza si potesse salvare.

Non sono, però, dello stesso avviso i legale della famiglia della vittima, che – secondo quanto riporta La Repubblica – nell'opposizione alla richiesta di archiviazione scrivono: "Dimettere una paziente operata due giorni prima senza informarla della urgenza di prendere contatti con i sanitari in caso di insorgenza dei segni clinici, prescrivendole addirittura l’assunzione "al buio" di paracetamolo contro il dolore addominale, configura una colposa violazione, di grado elevatissimo, delle regole cautelari espresse dalle linee guida". E, a proposito della risposta alla mail, commentano: "Anna è morta perché lasciata morire".

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