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Muore a 25 anni di anoressia, la mamma: “Troppa attesa per il ricovero, avremmo dovuto pagare 480 euro al giorno”

Ilenia Belotti aveva 25 anni quando, il 4 novembre 2021, è morta di anoressia. La ragazza, dopo alcuni tentativi di cura non andati a buon fine, era stata trasferita in un hospice, anche se desiderava continuare la terapia, ma le liste d’attesa per i centri specializzati in Lombardia si sono rivelate troppo lunghe per il suo fisico già estremamente debilitato. E in altre strutture non l’hanno presa perché “era già troppo grave”, a meno che la famiglia non pagasse 480 euro al giorno.
A cura di Chiara Daffini
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Ilenia Belotti
Ilenia Belotti

"Fino all'età di vent'anni mia figlia era una ragazza splendida, senza nessun problema", dice a Fanpage.it Cecilia Mercandelli, che ci accoglie nella sua casa di Pontoglio, Brescia, per raccontarci il dramma più grande che una mamma possa vivere.

"Aveva un lavoro, un fidanzato e una famiglia che le voleva bene – continua la donna -, aveva solo deciso di mettersi a dieta perché riteneva di avere qualche chilo di troppo".

Una volontà che manifestano molte persone ma che per Ilenia si trasforma ben presto in ossessione. "Aveva iniziato a eliminare intere categorie di alimenti e a sfinirsi di attività fisica – spiega Cecilia -, così, quando qualche mese più tardi l'ho portata da uno psichiatra, la diagnosi è stata implacabile: Ilenia soffriva di anoressia".

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Il primo ricovero e la ricaduta

Nel 2017 il primo ricovero in una struttura specializzata: "Aveva fatto un percorso di otto mesi – ricorda la madre – e sembrava stare meglio, non guarita, ma sulla buona strada".

Poi una delusione sentimentale: "Il ragazzo con cui stava da tempo – spiega Cecilia a Fanpage.it – l'ha lasciata subito dopo il ricovero e Ilenia è crollata di nuovo".

Passano mesi, anni, e visite su visite: "Ogni volta – si confida la mamma – per accedere a un centro per i disturbi del comportamento alimentare i tempi d'attesa erano sempre più lunghi, non solo per il ricovero, ma anche per le visite ambulatoriali: si parlava di mesi, se non anni".

Il Covid e l'epidemia di disturbi alimentari

La pandemia non fa che peggiorare la situazione: i casi di malattie legate al comportamento alimentare crescono del 30 per cento, soprattutto fra i più giovani. I centri specializzati, già in deficit rispetto al fabbisogno, sono costretti a operare in forma ridotta per il rispetto delle misure anti Covid e alcuni chiudono del tutto.

Ne consegue che i posti disponibili sono sempre meno e le liste d'attesa sempre più lunghe, soprattutto in Lombardia, dove accedono anche pazienti da regioni prive di strutture terapeutiche.

"Ilenia, come altre ragazze, era stata mandata a casa durante i mesi del lockdown – racconta Cecilia -, vanificando tutto il lavoro fatto fino ad allora".

"Ma a casa – continua la donna – mia figlia stava sempre peggio, perché non era in grado di nutrirsi da sola né noi sapevamo come aiutarla".

Ilenia durante l'ultima fase della sua malattia
Ilenia durante l'ultima fase della sua malattia

Una nuova speranza

Poi una nuova prospettiva, quella di una comunità specializzata con terapia all'avanguardia. Ilenia accoglie di buon grado questa possibilità, ma il problema resta sempre lo stesso.

"Visto che era molto grave – ricorda la madre -, i tempi d'attesa erano di ‘soli' 4-5 mesi. Finalmente ad aprile 2020 riuscimmo a ottenere il ricovero".

Ilenia resta in comunità per un anno, ottenendo i primi timidi ma importanti risultati. "Poi – spiega Cecilia – ci convocarono dicendoci che l'Ats non aveva più fondi per pagare la degenza a nostra figlia".

Le alternative sono due: "Avremmo dovuto portarla a casa, aspettare fino all'anno successivo, e poi rifare la richiesta per un nuovo ricovero. Oppure pagare di tasca nostra 480 euro al giorno per un tempo indefinito".

Il tracollo finale

Ilenia torna quindi a casa, dove regredisce velocemente, fino a essere portata d'urgenza in ospedale. Qui viene sottoposta a tso e intubata in rianimazione. Ma l'ospedale, per questo tipo di malattie, è solo un salvavita, poi resta da trovare una struttura riabilitativa.

"Visto che nessun centro della Lombardia poteva accoglierla velocemente – riferisce Cecilia – avevamo optato per una clinica fuori regione. Ilenia sapeva che era la sua unica e ultima spiaggia".

Ma le cose in clinica non vanno nel modo sperato: "Dopo 15 giorni mio marito e io fummo chiamati per riportarci a casa nostra figlia, dicevano che non era pronta per ricevere aiuto, non riusciva a mangiare quello che dicevano loro e a stare ferma per non bruciare troppe calorie", racconta la mamma.

Ilenia si oppone in tutti i modi a queste dimissioni forzate: "Aveva deciso di incatenarsi al parcheggio della struttura, diceva che se fosse tornata a casa sarebbe morta e non lo voleva".

E infatti, poco dopo il rientro a Brescia, Ilenia ha un altro mancamento e torna nel reparto di medicina, dove però i medici sono chiari: "Ci dissero che non potevano fare più nulla – ricorda Cecilia -, che dovevamo scegliere se portarla a casa o in un hospice. In pratica che nostra figlia doveva solo aspettare i suoi ultimi giorni".

Gli ultimi giorni

"Per tutte le strutture che provavamo a contattare – precisa la mamma di Ilenia – o le liste d'attesa erano infinite oppure Ilenia era troppo grave". Troppo anoressica per essere curata in un centro per l'anoressia.

La famiglia porta la ragazza in un hospice, promettendole che sarà presto stata trasferita in una clinica specializzata. Ma una settimana dopo, il 4 novembre 2021, il cuore di Ilenia smette di battere.

"Lei – ci tiene a specificare la madre – fino al giorno prima si dava da fare per cercare nuovi centri in cui essere ricoverata, non voleva morire".

Nemmeno il tempo del pianto e del funerale e sulla casella di posta elettronica della signora Mercandelli arriva una mail: "L'ultimo centro in cui era stata – spiega -, quello che l'aveva cacciata perché ‘inadeguata al programma', mi mandava la fattura per la consulenza psichiatrica, senza nemmeno un messaggio di condoglianze".

"Io – conclude – mia figlia ormai l'ho persa, l'unica consolazione sarebbe che questa terribile ingiustizia non continui ad accadere ad altri".

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