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Muore a 12 anni per ‘evidenti errori’ dell’ospedale, il padre: “Genitori non fate il mio errore, non fidatevi”

Dopo la sentenza che condanna l’ospedale in cui morì il figlio, il padre di Francesco Palomino non si dà pace: “Il giudice dice che hanno agito in ritardo. Mi sono sempre chiesto perché. Me lo chiedo ancora”. Il ragazzo è morto a 12 anni in ospedale, dove è rimasto per 48 ore. Era stato operato per un blocco intestinale.
A cura di Sara Tirrito
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Francesco Palomino, morto a 12 anni in ospedale
Francesco Palomino, morto a 12 anni in ospedale

Il padre di Francesco Paolomino, il 12enne morto all'ospedale di Vizzolo, nell'hinterland milanese, ha parlato dell'agonia del figlio e ha commentato la sentenza con cui il tribunale civile di Lodi ha condannato l'Asst di Melegnano e Martesana per la morte del figlio. Oggi  l'uomo continua a chiedersi perché l'ospedale abbia agito in ritardo e rivolge un appello ai genitori con bambini malati: "Non fate il mio errore – dice – se qualcosa non vi convince non fidatevi".

Il dolore del padre e l'appello ai genitori di bimbi malati

In un'intervista al Giorno, Vincente Palomino, padre di Francesco ha ripercorso le ore di agonia del figlio e ha commentato la sentenza con cui il tribunale civile di Lodi ha riconosciuto le responsabilità dell'ospedale in cui è morto. Nonostante la sentenza e il risarcimento previsto per la sua famiglia, l'uomo non ha ancora pace per il ritardo con cui l'ospedale ha agito: "Mi sono sempre chiesto – dice – perché lo abbiano fatto e non ho mai trovato risposta. Lo chiedo ancora: perché?".

Nella sentenza di condanna, il giudice ha citato una perizia per cui ci furono "evidenti errori" nella diagnosi e "inesplicabili ritardi terapeutici". A distanza di quattro anni dalla perdita del figlio, il padre dice di non aver mai parlato con i medici e di chiedersi ancora "perché si sono comportati così?".

Ripensando ai momenti strazianti in ospedale, Vincente ricorda di non aver capito subito quanto fosse grave la situazione del ragazzo: "In quelle ore – spiega – ero troppo preoccupato per Francesco, ma anche il giorno dopo non avevo capito la gravità di quello che era successo". Solo molto dopo, quando si accorse che qualcuno aveva chiamato i carabinieri capì che c'era qualcosa che non andava. Ancora provato da quanto accaduto al ragazzo, Vincente continua a combattere con forza la sua battaglia e spera che non capiti ad altri: "Lo scriva – dice alla giornalista de il Giorno – Genitori, non fate il mio errore. Se qualcosa non vi convince non fidatevi, insistete".

La morte del 12enne in ospedale dopo ore di agonia

Francesco Palomino è morto il 30 dicembre 2019 all'età di 12 anni. Era entrato all'ospedale di Vizzolo 48 ore prima, il 28 dicembre alle 5:30 del mattino, per fortissimi dolori all'addome che sentiva dalla sera prima. Fino ad allora il 12enne era sano e non soffriva di nessuna patologia. Francesco non rispondeva alle cure iniziali e non riusciva ad andare in bagno. Quindici ore dopo il ricovero in ospedale, gli era stata fatta un'ecografia da cui emergeva un blocco intestinale da operare.

L'intervento chirurgico ebbe inizio il 29 dicembre alle 2:30 di notte e comportò il taglio di circa tre metri di intestino tenue. Per l'accusa, bisognava intervenire prima: la diagnosi andava fatta entro 6-8 ore dall'ingresso in pronto soccorso del 12enne. Francesco rimase ricoverato per tutta la giornata del 29 e morì in ospedale il 30 dicembre alle 19 in seguito a un arresto cardiaco. Per il tribunale civile di Lodi, l'operazione a poche ore dal ricovero il 28 dicembre avrebbe garantito al 100 percento la sopravvivenza del ragazzo.

Su uno dei medici che si occupò di Francesco in quelle ore è ancora in corso un procedimento penale. Ma per la famiglia Palomino non ci sarà mai pace: "A volte – dice il padre – mi chiedo da uno a dieci quanto è stato grave quello che ci è successo. È fuoriscala – dice – E ancora non so il motivo".

Il fatto per la famiglia fu durissimo. Francesco aveva anche una sorellina, che oggi si trova a vivere senza di lui. "Condividevano la stessa stanza – spiega il padre – lei lo aiutava molto". Da quanto racconta il padre, il ragazzino stava superando un disturbo del linguaggio e piano piano sembrava vincere una timidezza caratteriale. "Stava migliorando molto – dice il padre -a scuola andava bene. Stava sbocciando, iniziava ad avere amici, a giocare a calcio a uscire con loro".

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