Mozione di FdI in Lombardia contro i centri sociali, Paladini: “Il vero delinquente è chi canta ‘Boia chi molla’”
Il prossimo martedì 19 novembre il Consiglio Regionale della Lombardia discuterà una mozione presentata da Fratelli d'Italia (con Giacomo Zamperini primo firmatario) dal titolo ‘Ricognizione e chiusura dei centri sociali irregolari in Lombardia‘. Il testo si basa su quanto accaduto lo scorso 9 novembre a Bologna quando, in occasione della manifestazione organizzata da Rete dei Patrioti, a cui ha partecipato anche CasaPound, alcuni collettivi antifascisti sono entrati in contatto con la polizia. Secondo FdI, l'episodio ha "suscitato una forte preoccupazione nella cittadinanza e nelle istituzioni locali" e, per questo motivo, chiede alla Regione di "avviare con urgenza una ricognizione e una verifica della regolarità dei centri sociali" e di "adottare provvedimenti concreti per la chiusura di tutti i centri sociali che risultino in violazione delle leggi".
Luca Paladini, consigliere regionale per Patto Civico, intervistato da Fanpage.it spiega come "ovviamente Regione non ha poteri per fare nulla di tutto questo", sostenendo che la mozione promossa da FdI in realtà "serve solo a lanciare l'ennesimo messaggio intimidatorio a chi non si allinea".
Perché Regione Lombardia non può fare nulla?
Perché per legge non è nelle prerogative di un'istituzione come la Regione decidere in merito al tema della sicurezza o se chiudere, o meno, un centro sociale. La mozione serve solo a strappare due titoli di giornale e dare in pasto ai propri elettori la visione dei centri sociali cattivi.
La mozione descrive i centri sociali come "focolai di disordine e illegalità" e "luoghi in cui si coltivano e organizzano forme di rivolta che minacciano l'ordine pubblico". Condivide questa interpretazione?
Se non fosse tragico sarebbe quasi da ridere. Riuscire ad abbinare il tema della sicurezza dei cittadini con la presenza dei centri sociali è assurdo. La violenza si condanna sempre, ci mancherebbe, ma i centri sociali in certe aree del Paese sono luoghi che rappresentano un punto di aggregazione per la società.
La mozione si basa essenzialmente su quando accaduto il 9 novembre a Bologna, quando alcuni membri di collettivi antifascisti hanno lanciato fumogeni e petardi contro la polizia.
Sì, ma si guarda bene dal citare cosa ha scatenato tutto, ovvero il fatto che c'erano 300 fascisti a un chilometro dalla stazione di Bologna, profanando la memoria storica di questo Paese con quello che era successo in quella stazione (il 2 agosto 1980 alle 10:25 una bomba esplose uccidendo 85 persone e ferendone altre 200; nel 1995 Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, neofascisti del Nar, sono stati condannati all'ergastolo come esecutori dell'attentato, ndr).
Martedì la mozione sarà dibattuta in Consiglio. Cosa accadrà?
Ci sarà un cortocircuito incredibile. Il primo punto all'ordine del giorno sarà il fatto che loro non ci permetteranno di discutere la legge sul fine vita che arriva finalmente in aula. Presenteranno una pregiudiziale dicendo che non è compito della Regione, ma la politica nazionale. Cosa che non è vera, perché la Corte Costituzionale ha già detto che le Regioni possono occuparsi di questo tema.
Subito dopo, invece, si discuterà di un tema su cui Regione non ha effettivamente competenza, come appunto impegnarsi a verificare la legalità o meno dei centri sociali. Sarà paradossale.
I consiglieri di FdI accusano i centri sociali di "distorcere i principi democratici negando il diritto ad altri la possibilità di esprimersi". Anche qui il riferimento è a Bologna?
È un chiaro riferimento a Bologna. Nel mio intervento in aula sottolineerò che chi è fuori dall'ambito costituzionale non sono i centri sociali, ma chi canta ‘Boia chi molla' o ‘Camicia nera trionferà'. Ci sono immagini di almeno una persona con una svastica. Come fanno a essere i centri sociali il problema?
Se il tema è l'abusivismo, CasaPound nonostante le condanne da 20 anni occupa il palazzo di via Napoleone III a Roma. Non è la stessa cosa?
Non voglio cadere nel tranello secondo il quale i centri sociali sarebbero uguali a CasaPound. I centri sociali stanno dentro un percorso costituzionale dove l'antifascismo è un valore. Nell'altro caso, invece, si tratta di movimenti che tradiscono il principio costituzionale secondo il quale la Repubblica è fondata sulla lotta della Resistenza. Non è semplice irregolarità, ma è figlia di un qualcosa che non rientra nei valori costituzionali e che richiama un passato che, per fortuna, abbiamo sconfitto. Il tema è strettamente politico, che valori rappresentano CasaPound o quei 300 che erano a Bologna, a un chilometro dalla stazione?
Quello che è successo a Bologna è stato generato da una provocazione fascista. Per fortuna ragazzi e ragazze sono scesi in piazza a ricordare il valore simbolico di quella tragedia. Nessuno esalta la violenza, ci mancherebbe, ma è importante che ancora qualcuno reagisce e non vive in un clima di anestesia totale.