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Omicidio Sharon Verzeni

Moussa Sangare e la frase prima di accoltellare Sharon Verzeni: “Scusa per quello che sto per farti”

“La colpivo e continuava a chiedermi perché. L’ho vista mentre ascoltava la musica e guardava le stelle, ho sentito subito un feeling”, la confessione di Moussa Sangare, 30enne reo confesso dell’omicidio di Sharon Verzeni.
A cura di Francesca Del Boca
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Moussa Sangare e Sharon Verzeni
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"Ho visto questa ragazza che camminava guardando le stelle e ascoltando la musica. Dentro di me ho sentito un feeling". È la confessione di Moussa Sangare, il 30enne fermato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo, coordinati dal pm Emanuele Marchisio, per l'omicidio di Sharon Verzeni.

A loro racconta nel dettaglio le fasi dell'aggressione. Spiega di aver individuato Sharon a caso, mentre pedalava vagabondando per il centro di Terno d'Isola dopo una serata trascorsa con gli amici, e di aver scelto di ferirla a morte dopo averla incrociata in via Castegnate intorno alle 00.50 del 30 luglio scorso. "Ero tornato a casa a prendere i coltelli, sentivo una sensazione… dovevo eliminare qualcuno".

Nei minuti precedenti all'agguato incontra altri possibili bersagli, ma alla fine sceglie quella ragazza che cammina da sola, indifesa, con le cuffiette alle orecchie e lo sguardo perso nel vuoto. È uscita a quell'ora per seguire il consiglio della dietologa, che le ha suggerito di passeggiare dopo cena per buttare giù qualche chilo in vista del matrimonio. "Prima di colpirla l'ho afferrata per un braccio e le ho detto: Scusa per quello che sta per succedere", ha spiegato il 30enne, da tempo segnalato ai servizi sociali del paese dopo la denuncia per i maltrattamenti nei confronti di madre e sorella.

Poi i quattro fendenti. Il primo al petto, puntando al cuore. La lama, però, rimbalza contro le costole. Mentre Sharon Verzeni tenta di divincolarsi dalla stretta (di cui poi resterà un grosso livido sull'avambraccio, inizialmente attribuito al tentativo dei sanitari di rianimarla) Moussa Sangare sferra altre tre pugnalate mortali alla schiena. "Perché, perché, continuava a dire lei", sempre il racconto del 30enne, ex rapper di belle speranze poi diventato spietato assassino. 

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