video suggerito
video suggerito

Moussa Sangare aveva in tasca un biglietto: ci sono i dettagli di un omicidio identico a quello di Sharon Verzeni

“Dopo l’omicidio di Sharon mi veniva da piangere, però mi sentivo anche libero. Come se mi fossi tolto un peso”, ha dichiarato Moussa Sangare durante l’interrogatorio. “Pensavo: che roba. Sul divano ho sentito una specie di comfort. Il giorno dopo abbiamo fatto una grigliata con gli amici”.
A cura di Francesca Del Boca
89 CONDIVISIONI
Moussa Sangare
Moussa Sangare

La sera in cui viene individuato e fermato dai carabinieri mentre ciondola per Medolago (Bergamo), a un mese dall'omicidio di Sharon Verzeni a Terno d'Isola, Moussa Sangare ha in tasca un foglietto ripiegato in più parti.

Sopra, scritti a penna, gli inquirenti troveranno alcuni appunti su un caso di cronaca di tre anni fa: quello che ha visto come protagonista Moses Ewere Osagie, 42enne di origine nigeriana che ha accoltellato la moglie in strada a Venezia. La modalità del delitto, praticamente identica a quella utilizzata nei conforti della barista bergamasca: un assalto avvenuto alle spalle, con un lungo coltello da cucina. Il nome dell'assassino è Moses, lo stesso utilizzato da Sangare nei tempi della sua breve carriera musicale, quando muoveva i primi passi come rapper e collaborava con nomi del calibro di Ernia e Izi.

"Non so perché avessi quel biglietto", risponde lui al gip. "Ero interessato a questa notizia. Guardo tanti polizieschi. Per me non è tutta fantasia quella. Guardo anche programmi sulle storie vere. Sono interessato anche ai casi dove l'assassino utilizza coltelli". Un'ispirazione, un modo per preparare l'omicidio come – ipotizza chi indaga – quella sagoma a forma umana piena di segni di coltellate, ritrovata nella stanza del 30enne? Oppure Moussa Sangare ha trovato la notizia sul web, cercando con le parole chiave ("accoltellata per strada", "Moses", "omicidio") che potessero ricondurre a ciò che aveva appena compiuto?

"Quella sera ho sentito un feeling, sono tornato a casa e dopo aver preso il coltello ho seguito l'onda. Dopo l'omicidio di Sharon mi veniva da piangere, però mi sentivo anche libero", ha dichiarato inoltre durante l'interrogatorio. "Pensavo: che roba. Sul divano ho sentito una specie di comfort. Il giorno dopo abbiamo fatto una grigliata con gli amici". Per quattro settimane, in cui gli investigatori brancolano nel buio, continua come sempre la sua vita allo sbando, giornate tutte uguali tra droga e uscite serali. Non pensa mai di costituirsi, non ha paura di venire scoperto. Si è lasciato l'assassinio alle spalle. "Mi ero liberato di un peso" dirà.

89 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views