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Moto rubate e rivendute sul web, presa banda di ricettatori: giro d’affari da 100mila euro al mese

Tre uomini sono stati arrestati con l’accusa di ricettazione in concorso: i tre avrebbero rubato moto e scooter, che venivano nascosti in un box, a cui veniva applicata una nuova targa con falsi documenti e poi rivenduti con kit composti da caschi, guanti e bauletti. Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 17 marzo, i tre sono stati arrestati a Milano.
A cura di Ilaria Quattrone
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Le moto e gli scooter rubati (Fonte: Questura di Milano)
Le moto e gli scooter rubati (Fonte: Questura di Milano)

Avevano nascosto moto e scooter rubati dentro a un box per un giro d'affari da centomila euro al mese: tre persone di 44, 37 e 29 anni sono state arrestate a Milano nel pomeriggio di ieri, mercoledì 17 marzo, con l'accusa di ricettazione in concorso. Il blitz è scattato dopo che gli inquirenti hanno ricevuto una serie di segnalazioni che riferivano di un viavai dai box di un complesso in via Grazioli nel quartiere di Dergano.

Il blitz scattato nel pomeriggio

I tre sono stati sorpresi dalla polizia all'interno della struttura e, stando alle indagini degli inquirenti, farebbero parte di un gruppo che vendeva in tutta Italia scooter e moto rubate. Dopo il furto, ai mezzi veniva assegnata una nuova targa con falsi documenti e a coloro che li acquistavano venivano anche dati dei kit da motociclista con casco guanti e bauletto. La vendita veniva pubblicizzata su siti web o attraverso il passaparola. Grazie ad alcune segnalazioni, i poliziotti del commissariato Monforte-Vittoria hanno fatto scattare il blitz: dalle feritoie della saracinesca hanno visto diversi scooter e moto dopodiché hanno aspettato che arrivassero i tre. Appena sono scesi dalla macchina e sono entrati nel box – che stando a quanto riportato da Milano Today apparterebbe a un medico – gli agenti sono intervenuti.

I mezzi probabilmente venduti anche all'estero

In totale sono stati trovati sei mezzi che sarebbero stati rubati negli ultimi dieci giorni. Per gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Paolo Filippini che ha richiesto la convalida dei tre fermi, alcuni mezzi sarebbero stati rivenduti all'estero e in particolare in Centro Africa. Uno dei tre, il 44enne, spesso avrebbe spedito dei container ufficialmente carichi di mobilia. Dagli accertamenti sembrerebbe che il gruppo avesse un giro superiore ai centomila euro al mese considerato che ogni mezzo veniva venduto tra i 1.500 e i quattromila euro.

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