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Omicidio di Giulia Tramontano

Mostrate le foto del cadavere di Giulia Tramontano durante il processo: in aula anche Impagnatiello

Durante la seconda udienza del processo per Alessandro Impagnatiello, in aula con l’accusa di aver ucciso la sua fidanzata incinta al settimo mese del loro bambino, sono state mostrate per qualche secondo le foto del cadavere in parte carbonizzato di Giulia Tramontano.
A cura di Giorgia Venturini
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Le foto del cadavere di Giulia Tramontano sono stata mostrate durante la seconda udienza del processo per Alessandro Impagnatiello, in aula con l'accusa di aver ucciso la sua fidanzata incinta al settimo mese del loro bambino Thiago. Il corpo della ragazza era stato trovato dai carabinieri dopo la confessione del ragazzo: era nascosto tra la vegetazione vicino a un cancello a pochi centinaia di metri dall'appartamento di Senago dove la coppia conviveva.

Era avvolto in più sacchi dei rifiuti in via Monte Rosa la notte tra il 31 maggio e il primo giugno: Giulia era stata riconosciuta dal tatuaggio che aveva su una gamba. Parte del corpo era bruciato perché per due volte Impagnatiello aveva provato a dare fuoco a Giulia dopo averla colpita con più di 30 coltellate.

In aula anche per questa udienza è presente l'imputato. Quando in aula hanno mostrato il corpo semi bruciato di Giulia Impagnatiello ha cominciato a piangere e a tenersi la testa tra le mani senza mai più alzare lo sguardo. Fa lo stesso anche quando sente le testimonianze dei carabinieri che hanno indagato sull'omicidio della sua compagna.

La testimonianza in aula del comandante dei carabinieri di Senago

Tra i teste dell'accusa c'è anche il comandante dei carabinieri di Senago Antonio Caretti che il 28 maggio, il giorno dopo l'omicidio, ha verbalizzato la denuncia di scomparsa fatta proprio da Impagnatiello: "Quella sera sono stato avvisato che si era presentato un uomo molto agitato e preoccupato per la scomparsa di una donna al settimo mese di gravidanza. Diceva che non si era preoccupato prima perché la sera precedente avevano avuto una lite per un tradimento. Si era presentato in caserma intorno alle 19 di domenica 28: era agitato, si è pensato quindi subito a un allontanamento volontario".

Il comandante poi in aula ha raccontato la prima ispezione fatta la sera del 28 maggio in casa della coppia. Ha spiegato che dalla caserma all'appartamento "siamo saliti sulla sua automobile perché non c’erano auto di servizio disponibili. Sulla sua auto avevo sentito un forte odore di benzina provenire dal bagagliaio: lui si era giustificato dicendo che si era un po' rovesciata una bottiglia di benzina".

Il comandante ha sottolineato davanti ai giudici della Corte d'Assise che lo stesso odoro lo aveva sentito anche nel bagno dell'appartamento dove si è scoperto qualche giorno dopo che nella vasca Impagnatiello aveva provato a dare fuoco al corpo. Così come dello stesso odore era anche lo zaino che il ragazzo aveva sulle spalle: all'interno dello zaino i carabinieri avevano trovato un veleno per topi dicendo che era per i topi presenti sul luogo dove andava a fumare cannabis. Le indagini hanno scoperto che invece per mesi Impagnatiello aveva provato ad avvelenare Giulia.

Ha collaborato Chiara Daffini

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