Morto Ramy Elgaml, altri due carabinieri indagati: c’è anche l’accusa di depistaggio
La Procura di Milano continua a indagare su quanto è accaduto a Ramy Elgaml, morto la notte del 24 novembre schiantandosi con lo scooter guidato da un amico durante un inseguimento finito nel quartiere di Corvetto a Milano. Ora i magistrati hanno iscritto nel registro degli indagati altri due carabinieri: l'accusa a vario titolo sarebbe di frode processuale, depistaggio e favoreggiamento personale. Gli altri iscritti sono il carabinieri alla guida dall'auto durante l'inseguimento e il 22enne, amico della vittima, che era alla guida dello scotter.
Tra gli accertamenti della Procura – come riporta Il Corriere della Sera – c'è anche da chiarire i dubbi su omissioni e falsità nei verbali. Resta infatti da capire nei minimi dettagli quello che successo durante l'inseguimento e l'incidente avvenuto tra via Ripamonti e via Quaranta. Così come resta anche da risolvere il "mistero" del video registrato con il cellulare da un testimone oculare dell'incidente e forse poi cancellato. Le indagini sono in corso.
Intanto oggi lunedì 9 dicembre il sindaco di Milano Beppe Sala ha incontrato i genitori di Ramy Elgaml. Durante l'incontro avvenuto a a Palazzo Marino il primo cittadino ha voluto esprimere vicinanza alla famiglia, e ha ribadito l’apprezzamento per i toni di grande responsabilità, attenzione e attaccamento alla comunità espressi dal padre della vittima nei giorni successivi alla tragedia.
Nei giorni scorsi il padre Yehia Elgaml aveva chiesto giustizia: "Ho fiducia nella giustizia italiana, rispetto la legge italiana. Per noi l'Italia è il primo Paese: lavoro qui, pago le tasse qui, ho i miei figli qui, Ramy era più italiano che egiziano, Milano gli piaceva tanto. Vogliamo solo giustizia".