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Morti due detenuti in carcere a distanza di pochi giorni, l’ipotesi: abuso di psicofarmaci

Sono due i detenuti che sono morti nel carcere di Bergamo: per entrambi l’ipotesi è di abuso di psicofarmaci. La Procura ha disposto le autopsie.
A cura di Ilaria Quattrone
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Sono due i detenuti morti nel carcere di via Gleno a Bergamo: entrambi sono morti a una distanza molto ravvicinata. L'ultima avvenuta dieci giorni fa. La Procura del territorio ha deciso di eseguire le autopsie: l'ipotesi è quella di un abuso di psicofarmaci e non di morti violente. La dinamica è al vaglio degli inquirenti e le indagini, stando a quanto riportato dal quotidiano "L'Eco di Bergamo", sono affidate agli agenti della polizia penitenziaria.

Grave il compagno di cella di uno dei due

Le vittime sono di uomini di 30 e 35 anni. In uno dei due casi, sarebbe stato ricoverato in serie condizioni anche il compagno di cella: "I due decessi sono il segnale di un disagio. I detenuti con problemi psichiatrici non dovrebbero stare in carcere, ma in strutture apposite", spiega al quotidiano la garante dei detenuti, Valentina Lanfranchi. In Lombardia, il 41 per cento dei detenuti è tossicodipendente. Tanti altri presentano, pur non avendo alcuna diagnosi, un disturbo psichico.

Il problema del sovraffollamento

"I problemi riguardano il sotto-dimensionamento della polizia penitenziaria e dell’assistenza sanitaria. La presenza di persone con tossicodipendenza e problemi psichiatrici è in forte aumento", spiega poi il vicepresidente dell'associazione Carcere e Territorio, Gino Gelmi. A non aiutare non è nemmeno il sovraffollamento: per esempio, secondo i dati aggiornati al 31 maggio scorso, sono 479 le persone recluse. I posti disponibili però sarebbero solo 315.

Secondo il presidente della sezione di Bergamo della Camera Penale, Riccardo Tropea, la gestione di soggetti che non dovrebbero trovarsi in carcere perché hanno delle patologie psichiatriche di certo non aiuta: "Non è un problema solo di Bergamo, ma diffuso. La direzione presta la massima attenzione, questo è però un campanello d’allarme". Basti pensare che solo alcune settimane fa un episodio simile si era verificato nel carcere di San Vittore.

La morte di Giacomo Trimarco

Giacomo Trimarco, un ragazzo di 21 anni e che soffriva di un disturbo bordeline di personalità a basso funzionamento, è morto suicida nella sua cella con del gas. A ottobre aveva ottenuto il trasferimento in una Rems, una Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza. Queste tipologie di strutture hanno però pochi posti disponibili e per questo motivo c'è una lista d'attesa: "Il carcere generalmente è una istituzione che è in difficoltà nello gestire il problema psichiatrico".

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