Morte di Ramy Elgaml: per la Procura nessuna violazione nelle modalità dell’inseguimento da parte dei carabinieri
Nell'inseguimento in cui lo scorso 24 novembre è morto il 19enne Ramy Elgaml cadendo dallo scooter guidato da un amico non ci sarebbe stata alcuna violazione nelle regole, protocolli o norme penali nelle modalità adottate dai due carabinieri dalla guida della pattuglia. Sarebbero queste le valutazioni della Procura di Milano che continua a indagare sul carabinieri alla guida e sul ragazzo di 22 anni, Fares Bouzidi, alla guida dello scooter per l'accusa di omicidio stradale. Così come il presunto depistaggio e favoreggiamento per il quale sono indagati altri due carabinieri.
In altre parole, l'inseguimento rientrerebbe nell'attività prevista per la polizia giudiziaria. Intanto le indagini stanno andando avanti. Per i primi di febbraio si attende il deposito della consulenza cinematica sulla ricostruzione dell'incidente e di quella informatica sul telefono del teste a cui sarebbe stato chiesto di cancellare un video. Non sarebbe l'unico video al centro delle indagini, coordinate dal pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, dall'aggiunta Tiziana Siciliano e dal procuratore Marcello Viola ed eseguite dalla polizia: ci sarebbe infatti quanto ripreso dalla bodycam presente sull'auto dei carabinieri e che avrebbe ripreso anche tutta la fase dei soccorsi alla vittima.
Nel video si vedono i militari, appena scesi dalle pattuglie impegnate nell'inseguimento, soccorrere il 19enne e Fares Bouzidi e richiedere l'intervento dei sanitari. Il 22enne, che guidava lo scooter Tmax, era rimasto sveglio dopo l'impatto, chiedeva delle condizioni di salute dell'amico e rispondeva alle domande sulla dinamica dell'incidente. "Perché non ti sei fermato?", gli ha chiesto un carabiniere, "non ho la patente", ha risposto il 22enne aggiungendo: "I carabinieri mi hanno fatto cadere".