Morte di Beppe Ghirardini, l’ultimo ad aver visto in vita Mario Bozzoli: altri sei mesi di indagini
Non sarà archiviata per il momento l'inchiesta sulla morte di Beppe Ghirardini, 50enne ex operaio della fonderia Bozzoli di Marcheno (Brescia) che è stato uno degli ultimi a vedere in vita Mario Bozzoli, l'imprenditore scomparso l'8 ottobre del 2015 e mai più ritrovato. Ghirardini fu trovato senza vita nei boschi di Ponte di Legno pochi giorni dopo la scomparsa di Bozzoli, il 15 ottobre del 2015. Era andato a caccia, proprio nelle ore in cui avrebbe dovuto essere ascoltato dagli inquirenti sulla caso della scomparsa del suo datore di lavoro, e venne trovato con un'esca di cianuro nello stomaco.
La famiglia di Ghirardini non ha mai creduto al suicidio
Fin da subito l'ipotesi di suicidio venne rifiutata con forza dai famigliari dell'operaio: Ghirardini non era depresso e anzi era ansioso di incontrare il figlio, che vive in Brasile con la madre. A casa sua, inoltre, vennero trovati dei soldi ritenuti sospetti. Per la morte dell'ex operaio sono indagati, con l'accusa di istigazione al suicidio, i due nipoti di Mario Bozzoli, Alex e Giacomo. Quest'ultimo risulta imputato anche per la scomparsa e la morte dello zio, con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Per la morte dell'ex operaio sono indagati i due nipoti di Mario Bozzoli
La procura generale, a oltre cinque anni dalla morte di Ghirardini, aveva chiesto di archiviare le indagini. Ma la famiglia dell'ex operaio, rappresentata dall'avvocato Maurizio Simini, si era opposta alla richiesta. E il giudice per le indagini preliminari di Brescia Elena Stefana ha accolto la richiesta, dicendo no alla richiesta di archiviazione e disponendo ulteriori indagini. Altri sei mesi nei quali dovranno essere ascoltati nuovamente gli ex dipendenti della fonderia, nel frattempo chiusa, e i testimoni che avrebbero visto nei boschi di Ponte di Legno un suv simile a quello di Adelio Bozzoli, fratello di Mario e padre di Alex e Giacomo. L’avvocato che difende i due indagati, Luigi Frattini, ha sempre affermato che non vi sarebbero prove a carico dei suoi assistiti.