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Morì dopo aver mangiato un risotto ai funghi: patteggiano moglie e badante

Patteggiano quattro mesi di reclusione (con pena sospesa) la moglie Maria Cerliani e la badante Elena Corai, ritenute responsabili dell’omicidio colposo di Gianpaolo Mauri: avevano rispettivamente cucinato e raccolto i funghi letali. Il fatto era accaduto nel novembre 2021 a Monguzzo (Como)
A cura di Francesca Del Boca
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Immagine di repertorio
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Avevano raccolto alcuni funghi nei prati intorno a casa e deciso di preparare un risotto senza verificare l'effettiva pericolosità di quel prodotto: un piatto costato la vita a Gianpaolo Mauri, 86 anni, morto a Monguzzo (Como) nel novembre del 2021 dopo una disperata corsa in ospedale.

Oggi patteggiano quattro mesi di reclusione (con pena sospesa) la moglie Maria Cerliani, 85 anni e la badante Elena Corai, 62 anni, ritenute responsabili di omicidio colposo per aver cucinato e raccolto i pericolosissimi funghi Amanita Phalloides, scambiati per comuni chiodiniIl raccolto era stato fatto dalla badante nei prati adiacenti all'abitazione dell'anziana coppia, tra i boschi di Monguzzo,e poi consegnato alla moglie 85enne, che con quei funghi velenosi aveva deciso di cucinare un risotto.

Preparazione fatale per la vittima Gianpaolo Mauri, che aveva già alle spalle una situazione di fragilità, e per le due donne che, dopo il pasto, avevano riportato gravi conseguenze ad alcuni organi. Dolori addominali, vomito, nausea, febbre alta: tutti i sintomi che avevano immediatamente fatto pensare a una fortissima intossicazione alimentare, confermata dalla micologa di Ats Insubria che dopo il ricovero dei tre aveva fatto attivare il protocollo antiveleni, qualificando i campioni come "potenzialmente mortali”.

La segnalazione trasmessa alla Procura di Como, così, ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati delle due donne che, per quanto avessero subito loro stesse le conseguenze di quell’imprudenza, sono state ritenute responsabili di aver colposamente causato il decesso dell’uomo dal sostituto procuratore Antonia Pavan. In accordo con il pubblico ministero hanno patteggiato il minimo della pena, ovvero quattro mesi con applicazione della sospensione condizionale.

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