Morgan insulta i poliziotti e al processo si giustifica: “Mi esprimo così, in modo sarcastico, ironico”
Nella giornata di ieri, lunedì 23 settembre, il cantautore Morgan, al secolo Marco Castoldi, si è dovuto presentare in tribunale a Monza per difendersi dall'accusa di oltraggio a pubblico ufficiale. Nel 2019, infatti, mentre veniva sfrattato dalla sua abitazione nel capoluogo brianzolo, si era rivolto agli agenti della Polizia di Stato apostrofandoli come "mostri, ignoranti, ridicoli" e paragonandoli a "boia" e "becchini". In aula si è però giustificato dicendo di essere abitato a esprimersi in modo "sarcastico, burlesco, ironico, teatrale". E poi di essere d'accordo con Pierpaolo Pasolini quando si schierò dalla parte dei "poliziotti figli di poveri".
Il riferimento di Morgan è a un celebre discorso del regista italiano all'indomani degli scontri di Valle Giulia a Roma, dove nel 1968 avvenne un violento scontro fra forze dell'ordine e studenti universitari. Dopo quell'occasione Pasolini scrisse una lettera in cui si schierò, pur essendo d'accordo con il movimento dei sessantottini, dalla parte dei poliziotti, proprio perché – a suo dire – "sono figli di poveri". Mentre i manifestanti erano "i ricchi".
Quello però era un contesto che ben differiva dallo sfratto di Morgan dalla sua abitazione di Monza, avvenuto nel giugno del 2019. Ed è in quell'occasione che il cantante avrebbe – secondo l'accusa – inveito contro gli agenti. Circostanza che, in realtà, neanche Castoldi esclude, ma giustifica: "Quel giorno ero in grande sofferenza psicologica; quelle persone non le avevo identificate come poliziotti perché non si erano qualificate come tali, non erano in divisa, e uno di loro mi riprendeva con una telecamera in mano".
E quindi la parola "mostro" non sarebbe stata riferita ai poliziotti, bensì "all'acquirente dell'immobile". Mentre i termini "boia" e "becchino" sarebbero stati rivolti all'ufficio giudiziario che aveva spiegato al cantante, che evidentemente non lo sapeva, che stava facendo soltanto il suo lavoro. "A quel punto – chiarisce – io le ho detto che in pratica era come un boia, un becchino". E comunque tutte quelle espressioni erano frutto del suo modo di esprimersi, che lui stesso ha definito "sarcastico, burlesco, ironico, teatrale". Come se questo bastasse.