“Moralmente Alessia Pifferi andrebbe al rogo, ma noi non giudichiamo la moralità”: parla l’avvocata Pontenani
Domani, lunedì 13 maggio, è prevista una nuova udienza del processo ad Alessia Pifferi, accusata di aver lasciato morire la figlia Diana. Dopo che, lo scorso 13 aprile, ha parlato il Pubblico ministero Francesco De Tommasi, toccherà all'avvocato di parte civile Emanuele De Mitri, che rappresenta la mamma e la sorella dell'imputata, e alla difesa di Alessia Pontenani. In attesa della sua arringa, Fanpage.it ha intervistato l'avvocata che ha ribadito il suo punto di vista.
Alessia Pontenani, da quanto ha assunto la difesa di Pifferi, è finita nell'occhio del ciclone: ha ricevuto insulti e perfino minacce da parte delle persone che non riescono a distinguere la figura dell'avvocato difensore da quella della sua assistita. L'opinione pubblica è infatti rimasta particolarmente scossa da questo caso e ha sfogato la sua rabbia anche in questo modo, chiaramente sbagliato.
Ma soprattutto Pontenani è finita lei stessa indagata per favoreggiamento nei confronti della sua cliente, nell'ambito dell'inchiesta portata avanti dallo stesso Pm De Tommasi contro le psicologhe del carcere di San Vittore che avrebbero sottoposto test illegittimi alla detenuto al fine di aiutarla dal punto di vista processuale. Che l'avvocata della difesa venga indagata dallo stesso magistrato che rappresenta l'accusa per fatti inerenti al processo è una situazione più unica che rara, di cui in futuro si sapranno gli sviluppi.
Ora, alla vigilia dell'udienza finale, Pontenani ha ripercorso tutta la strada che ha fatto da quando ha assunto la difesa di Pifferi: "La prima cosa che le dissi è stata: ‘Signora, ancora le davo del lei, come ha fatto a fare una cosa del genere? Io neanche il gatto lascio un weekend senza mangiare'. Sgranò gli occhi e mi disse: ‘No ma io non ci ho pensato'. A quel punto ho capito che mi stava dicendo la verità e che c'era un problema alla base".
Ed è per questo che l'avvocata è convinta che Pifferi "è una povera donna che ha fatto una cosa terribile e dal punto di vista morale bisognerebbe metterla sul rogo, ma qui (in tribunale) noi non stiamo discutendo di moralità. Ha fatto una cosa terribile, ha condotto una vita squallida, ma è una povera donna che ha bisogno di essere aiutata". E quindi per lei "il carcere non è il luogo adatto. Dovrebbe essere messa in una struttura adeguata".
Nella sua arringa di domani, lunedì 13 maggio, l'avvocata racconterà "tutto il pregresso" dell'imputata prima della morte della figlia e chiederà che venga riconosciuta "colpevole di abbandono di minore con morte come conseguenza di altro reato" e non di omicidio volontario pluriaggravato, come ha chiesto il Pm.