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Monza, i cani adottati durante il lockdown che ora vengono abbandonati dai padroni

Li hanno adottati durante il lockdown e ora li abbandonano o li lasciano al canile. Stiamo parlando di diverse decine di cani che hanno fatto compagnia ai padroni prima che questi, presi dalla vita quotidiana che sta tornando alla normalità e da un’incompetenza di base nell’allevarli, specialmente per quanto riguarda le razze più “difficili” come pitbull e dogo argentino, li riconsegnassero. Succede a Monza.
A cura di Filippo M. Capra
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Li avevano adottati durante il lockdown probabilmente perché la solitudine è stata troppo dura da gestire. Così, tra qualche scodinzolio e una passeggiata al parco nella città deserta, aveva allietato le giornate di chi si era trovato tutto d'un tratto solo ed emarginato a causa del Covid. Ma, terminata l'emergenza, i cani presi in affidamento non gli sono più serviti e così vengono via via abbandonati e restituiti ai canili, mandando su tutte le furie l'Enpa.

Cani adottati durante il lockdown già restituiti al canile

Succede a Monza, dove nell'ultimo mese il canile della città ha fatto registrare un 30 per cento in più degli ingressi del solito, specialmente di razze particolari, quali i pitbull e i dogo argentini. A commentare quest'abitudine ormai consolidata, è stato il presidente dell'Enpa di Monza e Brianza Giorgio Riva che ha spiegato come la solitudine del lockdown ha portato molte persone ad adottare un cane ma "a distanza di mesi le cose sono cambiate e la vita è tornata quasi alla normalità tra lavoro fuori casa e impegni vari". Ciò ha comportato una diversa lettura dell'impegno di prendersi cura di un altro essere vivente, la cui razza, spesse volte, è stata "sottovalutata", per necessità di cure e attenzioni, dagli stessi proprietari. Una spiegazione a tale trascuratezza, Riva la trova nella tenerezza dei cuccioli di alcune razze, tra cui i pitbull, che però "nell’educazione e nella crescita devono essere seguiti in modo molto preciso con grande attenzione". Per questo, se il cane viene cresciuto da chi non ne ha le competenze può risultare ingestibile. Ma "non è colpa dei cani", sottolinea Riva, bensì dei proprietari.

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