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Monza, 152 licenziati da fondo tedesco: “Ci hanno sfruttato, abbiamo lavorato anche con la pandemia”

Sono 152 i dipendenti della Gianetti Ruote che sono stati licenziati il 3 luglio, dopo lo sblocco dei licenziamenti. Il fondo di investimenti tedeschi che gestisce il gruppo ha infatti inviato un’email a tutti gli operai annunciando inoltre la chiusura dello stabilimento a Ceriano Laghetto, in provincia di Monza: “Non è giusto – raccontano i dipendenti a Fanpage.it – che dobbiamo essere umiliati da gente che viene da fuori, ci sfrutta per il proprio interesse”.
A cura di Ilaria Quattrone
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I dipendenti della Gianetti Ruote in presidio (Fonte: Simone Giancristofaro)
I dipendenti della Gianetti Ruote in presidio (Fonte: Simone Giancristofaro)

"Per me diventa difficile questa situazione perché non so se da domani posso dare un piatto di pasta alla mia famiglia": a dirlo ai microfoni di Fanpage.it, è uno dei 152 operai che il 3 luglio hanno ricevuto una e-mail dai vertici della Gianetti Ruote in cui veniva annunciato il licenziamento dei dipendenti e la chiusura dello stabilimento di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza. Tutti gli operai saranno messi in ferie forzate fino alla chiusura. A eseguire questo estremo atto è il fondo tedesco Quantum Capital Partners che dal 2018 controlla il gruppo, tra i più importanti produttori di cerchi per auto e moto.

La decisione arrivata dopo lo sblocco dei licenziamenti

La decisione è arrivata dopo lo sblocco dei licenziamenti avviato l'1 luglio: "È uno schiaffo in faccia sicuramente al presidente del Consiglio e a Confindustria perché – spiega a Fanpage.it Michele De Palma segretario nazionale della Fiom Cgil – è stato firmato un avviso comune che prevedeva che le imprese avrebbero dovuto usare gli ammortizzatori sociali mentre in questo caso siamo alle lettere di licenziamento ai lavoratori ricevute qualche ora dopo aver fatto gli straordinari". Solo tre giorni prima la comunicazione, i dipendenti avevano scaricato cinque camion di materie prime necessarie alla produzione di beni: "Quello che non si spiega – racconta uno degli operai – è che abbiamo prodotto, abbiamo clienti e non si capisce perché vogliono chiudersi all’improvviso senza motivazione".

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De Palma: Governo chieda che vengano ritirati licenziamenti

A stupire è anche il fatto che erano state organizzate le ferie, il ripristino delle linee e le commesse: "C'è una mancanza di responsabilità sociale. L'attacco a questi lavoratori – continua De Palma – è un attacco alla credibilità del nostro Paese. I lavoratori li hanno fatti lavorare anche durante la pandemia". Per gli operai in presidio, l'unica cosa da fare è che il Governo nazionale chiami l'amministratore delegato a un tavolo per ritirare le lettere di licenziamento: "Non è giusto – proseguono i dipendenti – che dobbiamo essere umiliati da gente che viene da fuori, ci sfrutta per il proprio interesse".

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