Monia Bortolotti e la morte dei due figli a Pedrengo: i dubbi del compagno nelle intercettazioni
Sarebbero stati soffocati direttamente dalla madre i due figli di Monia Bortolotti, la 27enne di Pedrengo (Bergamo) ora accusata di doppio infanticidio. Due decessi apparentemente inspiegabili, due "morti in culla" avvenute l'una dopo l'altra (e sempre quando la madre era in casa da sola) che non hanno mai convinto la Procura. E forse, in fondo, nemmeno il compagno della donna.
Il rapporto con il compagno Cristian
Secondo alcune intercettazioni, stando a quanto riportato da Corriere Bergamo, il 52enne Cristian Zorzi avrebbe infatti spesso chiesto conto alla madre dei suoi figli di quanto accaduto. In maniera delicata, mai diretta né aggressiva. L'atteggiamento di un partner premuroso, quasi paterno verso la compagna di 25 anni più giovane, dal passato spesso travagliato fra problemi con la madre adottiva (definita dalla figlia "nociva e anaffettiva"), autolesionismo, percorsi psicologici al Cps di zona, il ricovero in una clinica di Verona.
"È in queste tragiche situazioni di dolore estremo che una coppia dovrebbe stringersi ancora di più, per amore. Ma quando amore non è mai stato, allora non sarà mai", scriveva però la stessa Monia Bortolotti, per gli amici "Mia", su Facebook. I due si erano conosciuti pochi anni prima sulla pista da ballo di una scuola di balli caraibici. "La colpa è sempre mia, per essere stata accanto ad una persona che mi ha sempre tradita e mai amata davvero. Perché per me amare significa stare accanto a qualcuno nella buona e nella cattiva sorte, ma non tutti sono capaci o disposti", conclude la 27enne.
"Ma il compagno le vuole ancora bene", è stata la testimonianza di un'amica. "Lui le è sempre stato accanto. "Solo nell’ultimo mese deve avere sentito il bisogno di pensare anche a sé stesso. Ma non per egoismo, solo per il suo bene". E ancora. "Le ha voluto molto bene, e gliene vuole ancora". L'uomo, operaio di una ditta di verniciature per motoscafi, è chiuso adesso nel silenzio.
La morte dei piccoli Alice e Mattia
Secondo la Procura, che ipotizza un duplice omicidio volontario, Monia Bortolotti avrebbe ucciso la primogenita Alice, 4 mesi, soffocandola con un cuscino il 15 novembre 2021, e il fratellino Mattia, 2 mesi, il 25 ottobre 2022, stringendolo con le braccia al petto: a decretarlo, l'autopsia sul corpo del piccolo. Il movente andrebbe cercato nella frustrazione che la donna provava di fronte al pianto prolungato dei bambini.
Un'incapacità di gestire le lacrime dei neonati emersa almeno due volte, stando a quanto emerso dalle indagini. La prima durante un ricovero al Pronto soccorso dell'ospedale di Brescia, dove la giovane mamma si presenta in preda al panico, portando in braccio la figlia primogenita: "Piange troppo", spiega ai sanitari. Ma il pianto della piccola è nella norma, non c'è niente di cui preoccuparsi.
La seconda, sempre all'interno dell'ospedale bergamasco. Stavolta a essere ricoverato è il secondogenito Mattia, che ha rischiato di soffocare a sole due settimane di vita "dopo una poppata". Qui un'infermiera interviene per scongiurare il peggio: la mamma sta stringendo fortissimo al petto il figlio che piange. Troppo forte. "Così gli fa male", lo salva la donna. Un episodio strano, che la spinge a segnalare il comportamento della 27enne. Ma né psichiatri né psicologi evidenziano problemi mentali.