Monia Bortolotti, accusata di doppio infanticidio, aveva portato la figlia in ospedale: “Piange troppo”
Ottobre 2021. Una giovane neomamma si presenta al Pronto soccorso dell'ospedale di Bergamo, porta in braccio una bambina di poche settimane: ai pediatri del Papa Giovanni XXIII spiega che la piccola Alice è in preda a un pianto inconsolabile, impossibile da calmare. Ma la piccola non ha niente, e il suo pianto è uguale a quello di tutti gli altri neonati del reparto.
La Procura: "Ha ucciso perché non sopportava il pianto"
La donna è profondamente turbata: si chiama Monia Bortolotti, ora accusata dell'infanticidio di quella prima figlia e del secondogenito Mattia, morti uno dopo l'altro quando avevano solo pochi mesi. Per la Procura, sarebbero stati ambedue soffocati dalla madre: la prima con un cuscino nella culla, e il secondo da una stretta troppo forte.
Il motivo, per chi indaga, è da ritrovarsi proprio in quei pianti "inconsolabili", comuni reazioni che scatenavano però nella 27enne un fortissimo e incontrollabile stato d'ansia. "Monia Bortolotti non riusciva a sopportare il pianto prolungato dei figli", la tesi dell'accusa. "Non era in grado di tollerarne la frustrazione".
Aveva tentato di soffocare il figlio Mattia già in ospedale
Una tesi avvalorata, secondo quanto riportato da Corriere Bergamo, dal referto dell'ospedale bergamasco. Così come dalla testimonianza di un'infermiera dello stesso ospedale, esattamente un anno dopo. Tra settembre e ottobre 2022, infatti, il secondogenito Mattia viene ricoverato al Papa Giovanni per un mese intero: per la madre, ha rischiato di soffocare "dopo una poppata".
In questa occasione il personale sanitario nota qualcosa di strano. La giovane madre è insofferente al pianto del figlio di due mesi, è distaccata. E una volta, quando resta da sola con il piccolo in lacrime, lo stringe fortissimo, al punto da far intervenire una delle infermiere per strapparglielo dalle braccia: "Signora, così gli fa male". Il bambino, solo pochissimi giorni dopo, secondo l'autopsia morirà di asfissia per un "inequivocabile schiacciamento del torace".