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Molestie sessuali nelle agenzie pubblicitarie: cosa sta succedendo a Milano

Sta emergendo a Milano un vero e proprio scandalo che colpisce il mondo delle agenzie pubblicitarie: si è scoperchiato un vaso di Pandora sulle molestie sessuali a cui molte dipendenti sarebbero sottoposte.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il 9 giugno scorso il noto esponente del mondo pubblicitario Massimo Guastini ha rilasciato un'intervista a Monica Rossi (pseudonimo di un creator famoso nel settore) in cui ha accusato un celebre direttore creativo di un'azienda pubblicitaria di aver molestato alcune dipendenti e colleghe.

Quelle parole hanno permesso a tante donne di raccontare le violenze fisiche e psicologiche alle quali sono state sottoposte in diverse società. Un fiume in piena che sta travolgendo il comparto della pubblicità nel silenzio assordante della maggior parte di giornali, radio e televisioni. La discussione sta prendendo piede soprattutto sui social network: Instagram, Facebook e Linkedin hanno permesso a diverse vittime di connettersi, raccontare e denunciare.

La stagista molestata nel 2011 da un noto direttore creativo

Il primo caso di violenza di cui Guastini ha avuto notizia risale al 2011.  All'epoca la ventenne Giulia S. lavorava come stagista per una delle sue agenzie. È proprio al suo capo che ha deciso di raccontare quanto subito da un personaggio noto. A lui ha spiegato che una sera aveva deciso di partecipare a un evento dedicato al mondo della grafica.

Prima di quel convegno, aveva scambiato alcuni messaggi su Facebook con un altro celebre direttore creativo scoprendo che anche lui sarebbe stato presente a quella manifestazione. Una volta all'evento, i due si sarebbero incontrati e avrebbero iniziato a parlare. La serata stava procedendo tranquillamente, fino a quando la ragazza ha detto di dover andare via.

Il direttore creativo le avrebbe offerto un passaggio: cinquantenne, autorevole e con la fama di essere un punto di riferimento per il mondo della pubblicità, Giulia non ha avuto alcun problema ad accettare la sua offerta. L'uomo però l'avrebbe condotta in una strada secondaria dove avrebbe iniziato ad avanzare richieste sessuali che la ragazza ha rifiutato categoricamente.

Lui ha insistito, ma dopo alcune ore ha deciso di accompagnarla a casa con la promessa che se la prossima volta sarebbe stata più "gentile" avrebbe avuto una grande carriera. Da quel giorno ha iniziato a scriverle continuamente: la ventenne ricorda la paura di andare a lavoro e tornare a casa. Fin quando non ha deciso di raccontare tutto a Guastini.

Guastini ha così deciso di denunciare ai massimi vertici del settore quanto successo. Nel 2017 ha avvisato il presidente dell'Art Directors Club Italiano di allora di quanto quest'uomo avrebbe commesso, senza però ottenere alcuna presa di posizione dall'associazione stessa. Anzi. Lo stesso club ha più volte scelto, nel corso degli anni successivi, quello stesso direttore creativo come giurato in un noto evento pubblicitario.

Per poi scegliere di non escluderlo, ma semplicemente di non affidargli i portfolio di giovani creator donne. Una misura alquanto irrisoria.

La Chat degli 80

Mentre Massimo Guastini denunciava le molestie nell'ambito delle agenzie pubblicitarie, un'altra nota società è stata travolta internamente da uno scandalo: We Are Social. Alcune dipendenti scoprono l'esistenza, fra il 2016 e il 2017, di una chat denominata "La Chat degli 80" in cui tutti gli uomini dell'azienda venivano aggiunti.

All'interno sono state inviate foto e commenti che facevano riferimento al fisico delle loro colleghe. Parole cariche di sessismo che culminavano addirittura in un file Excell. L'azienda ha deciso di trattare la questione internamente: la chat è stata chiusa e sono stati creati incontri ad hoc sul tema dell'inclusione e della diversity. Nessuno è stato licenziato.

E proprio in questi giorni, mentre si accende la polemica sull'altro direttore creativo accusato da Guastini, uno dei soci fondatori di We Are Social ha deciso di commentare un post sul suo Facebook ammettendo l'esistenza di quella chat.

Tuttavia l'agenzia, in una nota stampa, specifica che "We Are Social condanna, da sempre, qualsiasi forma di discriminazione e atteggiamenti inappropriati. We Are Social è da sempre impegnata nel creare un ambiente di lavoro sano e inclusivo. La società, nel corso degli anni, ha messo in atto numerose iniziative con partner qualificati affinché il benessere e la tutela delle persone siano al primo posto".

La denuncia di Tania

In questi stessi giorni, diverse le professioniste hanno deciso di raccontare le loro esperienze. Su Instagram a portare avanti questa battaglia è Tania che, attraverso alcune storie, ha raccontato di quanto subito in alcune aziende in cui ha lavorato. Colloqui in cui le sono state fatte allusioni sessuali, insulti da parte di capi, ma anche da stagisti uomini e fino a cene organizzate con il solo scopo di compiacere i clienti.

Nel frattempo l'11 giugno l'Adci, presieduto da Stefania Siani, ha deciso di pubblicare una nota stampa in cui ha comunicato che il 7 giugno è stata decretata l'espulsione del noto direttore creativo accusato da Guastini. Lo ha fatto, però, senza spiegare il motivo di questa decisione. Una (l'Azienda delle comunicazioni unite) ha scelto di avviare un tavolo tecnico per discutere di quanto sta accadendo in questo mondo.

Un modo per fare i conti con un racconto da incubo che nasce proprio a Milano e che lascia numerosi dubbi e perplessità su quanto avvenga in un settore che, soprattutto negli ultimi anni, ha promosso e creato campagne contro la violenza sulle donne e la discriminazione.

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