Mille braccianti costretti a lavorare 500 ore al mese: denunciato un imprenditore per caporalato a Lodi
Durante il periodo della raccolta, un imprenditore agricolo di Lodi costringeva i braccianti, quasi tutte persone di origini extracomunitarie, a lavorare fino a 512 ore al mese, nonostante il contratto collettivo nazionale preveda un massimo di 169 ore mensili. Non solo: nei mesi di lavoro più intenso vietava ai suoi dipendenti di poter usufruire di permessi o riposi, costringendoli a lavorare di fatto senza sosta. Per questo motivo il Giudice per le indagini preliminari lo ha interdetto per un anno, in attesa che si celebri il processo.
Un'indagine della Guardia di Finanza di Lodi ha permesso di scoprire che un imprenditore agricolo locale in sei anni, dal 2017 al 2023, ha sfruttato oltre mille lavoratori per raccogliere gli ortaggi nei suoi campi. Nei mesi della raccolta, infatti, lo obbligava a lavorare circa 500 ore al mese. Il che vuol dire oltre 16 ore al giorno. Ai braccianti restavano quindi appena 8 ore per poter dormire e mangiare. Per il resto in quei mesi, se non volevano perdere il posto, dovevano solo lavorare, senza neanche poter usufruire di permessi.
Secondo gli investigatori delle fiamme gialle, era un sistema di sfruttamento ben collaudato che, oltre a valorizzare le operazioni di raccolta, permetteva all'imprenditore di evadere fino a 3 milioni di euro, visto che ovviamente le ore in eccesso non erano dichiarate. Per questo motivo, i finanziari, coordinati dalla Procura della Repubblica, lo hanno denunciato per caporalato e, in attesa del processo, il Gip lo ha interdetto dalla gestione dell'azienda.
Inoltre la Guardia di finanza ha anche scoperto un capannone in cui l'uomo faceva dormire i braccianti, in pessime condizioni igieniche e sanitaria. Nonostante questo, i lavoratori dovevano corrispondergli un affitto del posto letto, che gli veniva sottratto dal già magro stipendio. Tutto questo, secondo gli inquirenti, era possibile grazie al fatto che l'uomo facesse leva sullo stato di necessità dei malcapitati.