Milano, uccisa a coltellate dopo anni di violenza: marito condannato all’ergastolo
Aurelio Galluccio è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Milano per l'omicidio della moglie Adriana Signorelli, 59 anni, uccisa a coltellate nella sua abitazione al civico 4 di via San Giacomo a Milano lo scorso 31 agosto. Secondo quanto emerso durante il processo che vedeva l'uomo imputato per omicidio da almeno otto anni la donna continuava a subire violenze, insulti e minacce da parte del marito: inoltre quattro giorni prima di morire aveva chiamato la polizia per un'ennesima aggressione tanto da essere stata attivata la procedura del "codice rosso".
Il cadavere scoperto dalla figlia di Adriana
A trovare il cadavere di Adriana era stata la figlia, allarmata dal fatto che la madre da diverse ore fosse irraggiungibile: una volta in casa la scoperta dell'omicidio. Galluccio invece è stato fermato poco dopo quando, tornato sul luogo dell'omicidio, ha tentato di investire con l'auto due agenti di polizia. Secondo quanto scritto dal giudice per le indagini preliminari di Milano Maria Vicidomini nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Galluccio al momento dell'arresto, è stata la "disponibilità estrema" della moglie ad aiutare il marito, dal quale si stava separando, a esserle stata fatale.
Uccisa a coltellate dal marito: Adriana lo aveva denunciato quattro giorni prima della sua morte
Adriana solo lo scorso 27 agosto, quindi quattro giorni prima della sua morte, aveva denunciato le violenze del marito. L'ultimo episodio di una lunga serie iniziata nel lontano 2012 e che aveva fatto scattare il codice rosso, così come previsto dalla nuova normativa in difesa delle donne vittime di violenza. Ma non è stato abbastanza: secondo quanto riferito dalle forze dell'ordine Adriana aveva promesso di lasciare il suo appartamento e di trasferirsi a casa della figlia, cosa che non aveva mai fatto. Galluccio che nel quartiere dove vivevano all'interno di una palazzina Aler era conosciuto da tutti come un uomo estremamente violento aveva diversi precedenti penali: aveva l'obbligo di firma e in passato era stato condannato per maltrattamenti, rapina, spaccio e altri reati.