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Milano, uccise la compagna fuori dalla discoteca con una coltellata: condannato in appello a 30 anni

La Corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione per Antonio Nunez Martinez, colpevole dell’omicidio della compagna, Alexandra del Rocio Mora Alvarez, fuori da una discoteca in via Pezzotti a Milano. Il delitto risale al 2018: dopo una violenta lite, Martinez uccise la compagna a coltellate.
A cura di Ilaria Quattrone
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Confermati trent'anni di reclusione ad Antonio Nunez Martinez, il 42enne dominicano accusato per l'omicidio della compagna avvenuto a Milano il 10 giugno 2018. L'uomo avrebbe ucciso – fuori da una discoteca – con una coltellata al petto Alexandra del Rocio Mora Alvarez, ecuadoriana di 49 anni. Subito dopo l'atto, è stato fermato dai carabinieri ai quali inizialmente aveva negato di essere responsabile del delitto.

La lite violenta all'esterno della discoteca

I due ragazzi – che stavano insieme da qualche mese – erano andati a ballare al B52 di via Giovanni Pezzotti, nel quartiere Morivione, una nota discoteca frequentata dalla comunità sudamericana. Alle 5.30 del mattino hanno iniziato a litigare violentemente fuori dal locale. Il litigio si è poi trasformato in aggressione: a un certo punto infatti Martinez, impiegato come magazziniere in una ditta di spedizioni, avrebbe estratto un coltello da cucina – trovato poi a poca distanza dalla vittima – con il quale ha colpito la 49enne, custode di condominio, al petto provocandole ferite gravi ad alcuni organi vitali.

L'ho fatto per gelosia: la giustificazione dell'uomo accusato per omicidio

Nonostante i soccorsi siano stati tempestivi, la donna è stata dichiarata morta poco dopo l'arrivo all'ospedale San Paolo. L'uomo è stato fermato dai militari alla periferia sud di Milano. Poco dopo l'arresto, ha confessato l'omicidio al pubblico ministero al quale ha detto: "L'ho fatto per gelosia". A settembre del 2019 la Corte d'Assise di primo grado aveva condannato Martinez a 30 anni di reclusione con rito abbreviato per omicidio aggravato da futili motivi accogliendo così la richiesta del pubblico ministero Gianluca Prisco. Oggi, la condanna è stata confermata dalla Corte d'Assise d'Appello.

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