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Milano, salgono a cinque i pubblici ministeri positivi al Coronavirus

Un altro pubblico ministero sarebbe risultato positivo al Coronavirus alla Procura di Milano. Per questo motivo, sono scattate le procedure di sanificazione dei corridoi, di tracciamento e isolamento domiciliare. I vertici degli uffici giudiziari stanno cercando di capire quali misure adottare al fine di evitare una situazione simile a quella della prima ondata. Per ora sono sospesi i tirocini.
A cura di Ilaria Quattrone
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(Immagine di repertorio)
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Sale il numero dei pubblici ministeri positivi al Coronavirus nella Procura di Milano. È stato infatti chiuso temporaneamente un altro corridoio per effettuare le sanificazioni di tutti gli uffici presenti in quell'area: il pm si aggiungerebbe quindi ai quattro casi già registrati ieri, martedì 20 ottobre.

Sale il numero dei contagiati in Tribunale: sospesa l'attività dei tirocinanti

Visto l'aumento dei positivi sono quindi scattate tutte le procedure di sanificazione, tracciamento dei contatti e isolamento fiduciario. Oltre ai pubblici ministeri – come riporta ANSA –  sarebbero positivi: un ufficiale di polizia giudiziaria, alcuni magistrati ordinari in tirocinio, diversi tirocinanti e almeno due giudici. Intanto sale il numero di persone poste in isolamento domiciliare che nei giorni scorsi avrebbero avuto contatti con i positivi. Considerata la situazione, i vertici degli uffici giudiziari di Milano stanno cercando di capire quali procedure adottare per evitare che si ripeta quanto successo durante la prima ondata. Proprio in primavera, all'inizio dell'emergenza Coronavirus, c'erano stati dieci magistrati contagiati, di questi tre erano gravi. Oltre loro diversi avvocati sono stati contagiati e un carabiniere e un cancelliere sono morti. In attesa di capire cosa fare per ridurre le possibilità di contagio, il presidente del Tribunale Roberto Bichi ha disposto per ora la sospensione dell'attività dei tirocinanti negli uffici. Già nei giorni precedenti era stato incrementato lo smart-working e creata una graduatoria che avrebbe consentito a chi fa parte di una fascia fragile o fosse in possesso dei permessi speciali legati allo stato di salute – come quelli previsti dalla legge 104 – di poter richiedere il lavoro da casa.

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