Milano, riabilitazione a distanza per i pazienti Covid grazie alla telemedicina
"Mi chiamo Alberto, ho 54 anni e sono stato un paziente Covid. È stato il periodo più brutto della mia vita. Ma la mia battaglia contro il virus non è finita quando sono uscito dall'ospedale". Racconta il suo post ricovero Alberto, a sei mesi di distanza da quel primo tampone positivo: ora combatte ancora con dolori e mancanza di fiato. Senza contare che il suo corpo è rallentato per colpa di quelle due settimane in cui è entrato in coma e dei suoi 50 giorni in un letto d'ospedale. Così ogni giorno si sottopone a esercizi di fisioterapia. Tutto in telemedicina: "Oggi giorno mi vedo con il mio fisioterapista grazie al tablet. Tra noi si è instaurato una vera amicizia: io a casa a fare gli esercizi e lui in ospedali a seguirmi passo per passo", continua a raccontare Alberto in un video realizzato da Alessandro Grassani per Avsi e concesso in esclusiva a Fanpage.it. E poi conclude: "La telemedicina mi ha permesso di avere un netto miglioramento giorno dopo giorno del mio stato di salute. Ora il mio piede si muove sempre di più".
Riabilitazione a distanza in piana pandemia
Tutto questo è stato possibile grazie all'ospedale Sacco di Milano e all'associazione Avsi che hanno permesso ai pazienti guariti dal Covid di svolgere un percorso di fisioterapia anche in piena pandemia. "Il progetto dell'associazione Avsi consiste proprio nel fornire apparecchi per la telemedicina al Sacco, il primo ospedale pubblico italiano a sperimentare questa strada", fanno sapere dall'associazione no profit. Una sfida vinta, quella della riabilitazione a distanza, che ha permesso di contribuire a ridurre anche l'affollamento negli ospedali. "Grazie ai medici che mi seguono con la telemedicina presto inizierò una nuova vita, un nuovo futuro", conclude Alberto.
Avsi in aiuto anche in campo educativo
Ma c'è di più: l'attività realizzata al Sacco rientra di un progetto più ampio di risposta al Covid da parte di Avsi. Si chiama Building Hope ed è stato finanziato dall'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (Usaid): "Oltre all'aspetto sanitario – spiegano sempre dall'associazione – stiamo lavorando anche in campo educativo per donare tablet, insieme all'associazione Portofranco, per la didattica a distanza agli studenti che non possono permetterselo e per distribuire viveri insieme a Croce Rossa e Comune di Milano". Lo sa bene Letizia, 16 anni e studentessa al terzo anno del liceo linguistico: "Quest'anno abbiamo avuto il tablet per seguire le lezioni. Per me e mio fratello è stato molto utile per poter seguire le lezioni a distanza. Un regalo che mi ha aiutato nello studio". La crisi legata alla pandemia infatti ha messo in ginocchio economicamente molte famiglie e, quindi, non tutte si sono potute permettere un tablet per ogni figlio.
L'obiettivo: aiutare 12mila persone in difficoltà
E gli obiettivi di Avsi non potrebbero essere più chiari: "Il progetto è operativo da giugno 2020 e mira a raggiungere 12mila persone come beneficiari diretti". Rivolgendosi, dunque, a più settori: in ambito sanitario l'attenzione è concentrata verso i pazienti con sindrome acuta post-Covid che necessitano di una riabilitazione da casa in collaborazione con l'ospedale Sacco di Milano, mentre assieme agli Spedali Civili di Brescia il progetto punta a ridurre i falsi positivi. In ambito economico ed educativo invece mira a fornire aiuti concreti alle famiglie che affrontano la perdita del lavoro e tutte le difficoltà per permettere ai figli di seguire le lezioni da casa con supporti digitali adeguati.